Juve, limite della sopportazione abbondantemente superato

La Juventus perde anche a Monza, Allegri finisce inevitabilmente dietro la lavagna: la squadra costruita secondo i suoi dettami

Sembra di vedere una puntata di “Scherzi a Parte”, ma purtroppo non è così. La Juventus, se non ha ancora toccato definitivamente il fondo, è a un millimetro dal baratro. La sconfitta 1-0 del “Brianteo” di Monza contro una squadra neopromossa, che fino a questo momento aveva ottenuto soltanto un misero punto con il peggior attacco e la peggior difesa della Serie A, è solo la punta dell’iceberg. La prestazione letteralmente vergognosa dei bianconeri in terra brianzola conferma più che mai i gravissimi problemi di questa squadra. Alla vigilia della stagione, anche considerando gli acquisti di due fuoriclasse come Di María e Pogba e il sostanziale rinnovamento dell’organico, la Juve era prepotentemente candidata alla vittoria dello scudetto.

Ma ad oggi i risultati sono imbarazzanti: la Vecchia Signora è attualmente ottava con dieci punti, a ben sette lunghezze dal primo posto dopo aver collezionato due vittorie, quattro pareggi e una sconfitta, con nove gol realizzati e cinque subiti, numeri inaccettabili per un club che ambisce a conquistare il titolo, seppur ancora dopo un mese di campionato. In Champions, due sconfitte in due match con PSG e Benfica, dunque un avvio europeo che complica parecchio la qualificazione agli ottavi. Oltre a questo, che già di per sé basterebbe, la Juventus attuale è visibilmente amorfa, anonima, senza cuore, senz’anima, in una sola parola, scandalosa! È ovvio che in situazioni come queste – tutti, nessuno escluso – devono essere messi in discussione, ma Massimiliano Allegri è il principale responsabile di una nave che sta affondando.

Allegri, le assenze non sono l’unica cosa che conta

Dietro la lavagna, in primis, deve andarci Max Allegri. La società gli ha messo a disposizione l’organico che ha chiesto, fornendo all’allenatore labronico calciatori di assoluto livello. Se è vero che finora non ha potuto contare su Pogba e Chiesa, mentre su Di María ha fatto affidamento fino a un certo punto, per ovvie ragioni, l’allenatore labronico può comunque disporre di una rosa all’altezza della situazione, motivo per cui lui ha il dovere di esaltare al massimo le qualità dei suoi calciatori costruendo un’impronta di gioco efficace e produttiva, magari non necessariamente spettacolare. Tutto ciò, a parte i buonissimi sessanta minuti contro la Roma a Torino e il secondo tempo più che confortante con il PSG a Parigi, la sua squadra ha offerto prestazioni ampiamente al di sotto della sufficienza, alcune addirittura davvero imbarazzanti come quelle con la Sampdoria e la Fiorentina in trasferta, e la partita casalinga di Champions con il Benfica. Bremer, Paredes, Kostić e Milik, oltre ai già citati Di María e Pogba, sono giocatori di prima fascia, elementi in grado di elevare sensibilmente il tasso tecnico della Juventus, ma al momento ciò non si è visto in maniera determinante.

Altro aspetto fondamentale e preoccupante è la scarsissima condizione atletica e fisica dei calciatori, che camminano in campo come fossero lumache invece di bruciare l’erba o, comunque, di mostrare una brillantezza convincente. Così come il fattore psicologico, perché i suoi ragazzi sembrano quasi sempre in balia dell’avversario come se fossero narcotizzati. Ciò detto, Allegri resta un tecnico che ha dimostrato, alla guida della Vecchia Signora, di vincere ben undici trofei, recitando un ruolo da attore principale nella storia di questa società, figurando come il terzo allenatore più vincente di sempre. Ma proprio per questo ci si domanda: dov’è finito l’Allegri in grado di cambiare il volto della squadra con le sue letture tattiche? Che fine ha fatto quell’Allegri capace di trasmettere fiducia e infondere serenità mentale ai suoi uomini? Dov’è l’Allegri abilissimo a gestire il gruppo, a controllare le pressioni esterne e, soprattutto, a produrre grandi risultati? Sembra che il mister abbia perso la trebisonda, che abbia smarrito la bussola, che si sia inspiegabilmente involuto. Pertanto, al netto di un’insoddisfazione generale più che comprensibile, specialmente da parte dei tifosi, è obbligatorio da parte sua farsi un esame di coscienza per comprendere ciò che sta accadendo. Esonerarlo adesso, in particolar modo pensando alla penuria di allenatori liberi in questo momento (Zidane e Tuchel sono inarrivabili per adesso, mentre De Zerbi si è accordato proprio in queste ore con il Brighton), tenendo presente anche del suo ricco contratto, potrebbe rivelarsi una mossa sbagliata, salvo eventuali dimissioni. Ma se non sarà capace di trovare il bandolo della matassa prima di subito, il rischio di distruggere irrimediabilmente il giocattolo sarà altissimo. Tutto sommato il tempo c’è ancora, ma stringe sempre più. Perché il tempo, purtroppo anche per lui, è sempre tiranno.