Giuntoli si è raccontato in una lunga intervista, tanti i temi trattati dal suo arrivo alla Juve al rapporto con Allegri.
Alla vigilia dell’importante match tra Atalanta e Juve in programma per domenica alle 18:00, il ds bianconero Cristiano Giuntoli si è raccontato a cuore aperto in una lunga intervista rilasciata ai taccuini di Repubblica. L’ex Carpi e Napoli ha affrontato diversi argomenti, a partire dalla sua fede calcistica che lo ha portato a viaggiare ovunque per seguire la Vecchia Signora, fino al rapporto con Massimiliano Allegri. Di seguito le sue parole.
“Adesso mi sento a casa, mi dispiace non poter condividere questi momenti con mio papà Tiziano, juventino fanatico che tutti ricordano con piacere in paese. Mi ricordo le trasferte con lui, da Firenze fino a Bologna, e il viaggio in auto verso Amsterdam per assistere alla finale di Champions League contro il Real Madrid. Quell’occasione non l’ho ancora digerita, quel gol in fuorigioco di Mijatovic…e il giorno dopo ero di nuovo al lavoro con l’Imperia”.
“Mi stavo laureando in Architettura per mia madre, ma poi il calcio ha avuto la meglio e ho continuato con la mia carriera da difensore, tra dilettanti e professionisti. Mio padre è stato fondamentale nelle scelte, non avevo un futuro assicurato nel mondo del pallone. Quando poi mi sono ritirato, sono diventato collaboratore al Carpi fino a che non mi hanno affidato la gestione sportiva del club”.
“Non c’è un metodo Giuntoli, io lavoro tanto e amo farlo dietro le quinte. Il calcio non ha bisogno di One Man Show, dobbiamo lavorare tutti insieme per far tornare grande la Juve, così come merita. Il mercato? Se non puoi fare grandi investimenti allora serve uno spirito diverso e anche tante coincidenze. Se non ci fosse stata la guerra non sarei riuscito a prendere Kvaratskhelia a Napoli, e anche Osimhen senza la pandemia forse sarebbe andato in Premier League”
“Il rapporto con Allegri? Lo hanno descritto male ancora prima che arrivassi, la sua carriera parte dal mio stesso paese, poi ha raggiunto due finali di Champions League. Voglio proteggerlo, così come ho sempre fatto con i miei allenatori, dobbiamo portare la Juve ai suoi livelli, lui è la punta di diamante del club”.