Juve-Fiorentina 2-0: Allegri incarta per la terza volta Italiano, i migliori e i peggiori della semifinale di Coppa Italia secondo il giudizio di Dio.
PERIN 7 – Vecchio lettore del Piccolo Ranger esulta per la ristampa a colori che verrà proposta in abbinamento al Corriere della Sera. Per sua sfortuna i vecchi albi, tra cui il 32, verranno svalutati. Se ne accorge al 3zo minuto quando perde la palla in uscita. La mia collezione, no!
DE SCIGLIO 5 – Pensava fosse ancora Pasquetta; mette il gel e cerca di impressionare le ragazze grazie al barbecue, come riesce a cuocere lui gli spiedini, non ce n’è per nessuno.
CUADRADO 6.5 – Entra sul finale. Indossa il cappellaccio e accende un sigaro, poi si ricorda anche di sgroppare come il cavallo di Sartana.
BONUCCI 6 – Il viaggio in Occidente, classico della Letteratura Cinese è ispirato a Dragon Ball. O forse è il contrario. Ne discute con Torreira, Ikoné e Piatek, ma anche loro restano interdetti e non sanno rispondere; chiederanno ai figli appena giunti a casa.
DE LIGT 6.5 – Arriva dalla lettura della “Fenomenologia dello Spirito” di Hegel. Per lui anche la difesa del pallone non ha categorie come per Chiellini e Kant, ma deve passare attraverso un movimento, un processo, una forza e come il filosofo, lo chiama dialettica.
ALEX SANDRO 6 – Se Alex Sandro avesse il guanto dell’infinito di Thanos, cosa farebbe? La Champions? Il mondiale? Il campionato? Oppure l’ordine al ristorante più veloce?
BERNARDESCHI 6.5 – Un’annata difficile la sua. I turni per lavare i piatti in spogliatoio e la perdita della tessera della biblioteca, che è andata a Cherubini. L’unica cosa che trova, in ritiro, sul comodino è la bozza dei contratti per i suoi compagni che è costretto a correggere.
CHIELLINI SV – Il tempo di entrare, declamare stralci di 6 calciatori in cerca di allenatore di Pirandello ed esultare per una spazzata in fallo laterale.
ZAKARIA 6.5 – Chi è senza peccato scagli la prima pallonata. Lui obbedisce, ha una visione, segue il consiglio e approfondisce gli “atti degli apostoli”. Ritiro spirituale sino alla partita con il Sassuolo.
DANILO 7 – Canticchia sono un pirata e un signore di Julio Iglesias, ma lo fa così bene che i difensori della Fiorentina credono che sia la filodiffusione dello Stadium.
RABIOT 6.5 – Si sta preparando da tempo per la recita di fine anno che tutta la Juve farà alla corte di Arrivabene. Lui interpreterà Pinocchio. A inizio secondo tempo, per tenersi la parte dice ad Allegri: “Sto giocando con calma”. Una piccola bugia che gli fa allungare il naso, e lo mette in fuorigioco in occasione del gol, il primo della stagione.
VLAHOVIC 6 – Per darsi la carica e affrontare i suoi vecchi compagni guarda tutte e due le serie di Vola mio mini pony, affezionandosi al personaggio di Trillo Fischietto. È a lui che pensa quando cerca di fare il pallonetto.
MORATA 6 – Utile in fase difensiva, come un libro erotico che parla di filosofia. Si diletta a centrocampo con riviste ereditate da Tevez: il camionista, le ore, Caballero. Ma su un contropiede, anche una vecchia signora con pesanti buste della spesa lo supera in velocità.
DYBALA 6 – Entra nel secondo tempo, con la copia de il popolo dell’autunno di Bradbury, sotto la maglietta. Respinge un tiro di Callejon, mentre si accinge a leggere il capitolo quarto.
ALLEGRI 6 – L’etimologo della Crusca ha suggerito ad Allegri di evitare di usare il lemma “calma”, in ambiente culturale misto, dove l’etimologia della parola, potrebbe non essere compresa. Allegri è sulla panchina e di fianco a sé ha l’enciclopedia Treccani, per cercare sinonimi che possano confondere i calciatori. Laducci ripeteva bonaccia a Rabiot, che non conoscendone il significato giocava con più intensità.
TENET IN THE DARK – Dopo il fuorigioco di piede o di ginocchio c’è quello di naso. Poi avremo quello di unghia e infine ci sarà quello da animale domestico. Qualsiasi calciatore della Juve che possiede un animale da compagnia, non potrà tenerlo più vicino alla televisione di una distanza moltiplicato per X alla quarta a cui va sottratto l’algoritmo del sentimento popolare.
Non vinca il migliore, ma il più frustrato.