La squalifica di Fagioli sta per finire e lui pensa al rientro: il medico che lo ha in cura lancia un messaggio a Spalletti.
Nicolò Fagioli ha vissuto due anni molto particolari. Nella scorsa stagione si è piano piano conquistato un posto nella Juventus, diventando titolare nel centrocampo bianconero a suon di prestazioni di alto livello e qualche gol. Poi l’infortunio alla clavicola nella semifinale di ritorno di Europa League contro il Siviglia e l’operazione. L’inizio della nuova stagione in salita e poi il caso scommesse e la lunga squalifica.
Ora Fagioli comincia a vedere la luce, perché la squalifica sta per terminare. Dal 20 maggio il giocatore potrà tornare a piena disposizione di Max Allegri e potrebbe avere un po’ di spazio giusto all’ultima giornata, il 26 maggio contro il Monza.
Lui continua ad allenarsi perché vuole farsi trovare pronto fin da subito, per recuperare dopo aver perso l’anno in cui ci sarebbe stata la sua consacrazione. Un’annata da titolare nella Juve gli avrebbe aperto le porte della Nazionale italiana e dell’Europeo in Germania la prossima estate. Non sarà così, anche se la speranza non lo ha abbandonato.
Il dottor Paolo Jarre è lo psicoterapeuta che ha in cura Fagioli e a Tuttosport ha parlato di come il giocatore si stia preparando al rientro in campo. Con un pensiero particolare: “Una delle fantasie che lui coltiva senza farsi illusione è quella degli Europei. Abbiamo ricordato insieme la vicenda di Paolo Rossi, squalificato per due anni per calcioscommesse, era rientrato a giocare a fine maggio come sta succedendo a Nicolò, e allora Bearzot lo aveva convocato per il Mondiale, che l’Italia vinse e lui fu capocannoniere. Un esempio evocativo, anche se le circostanze erano diverse perché Fagioli non è stato squalificato per illecito sportivo, non ha mai scommesso sulla propria squadra”.
Il dottor Jarre poi chiama in causa Luciano Spalletti: “È uno stimolo, sarebbe importante se Spalletti ne tenesse conto dal punto di vista educativo perché arriverebbe un messaggio forte per gli altri giovani che hanno lo stesso problema: se ci si cura, si ottengono risultati anche nella propria professione. Ovvio che a Nicolò manchi giocare a calcio, ma più ancora gli manca lo spogliatoio prima e dopo la partita. Se gli avessero dato un mese in meno di squalifica, avrebbe avuto più tempo per cercare di strappare la convocazione in azzurro”.