(Di Giacomo Scutiero) La classe è acqua se questa è liscia. Fantasisti, numeri 10, occhio! Il mister non tollera ritmi bassi: armi, bagagli e lavorare. Venerdì scorso la lezione: “C’è gente che va a due all’ora!”. Partitella interrotta e cazziatone prolungato. Il valzer è gradito, ma con qualche variante di stile e battute. A tutto gas, senza la p finale, perché guardare gli altri alzare trofei a Conte non piace. Se giochi in casa è 1, se vai fuori esiste solo il 2; mister X è un copione milanese di marketing virale. A Torino il top player c’è dal 24 maggio: le sciabolate sono accette se del n°21, Bonucci sventaglia e bene, ma viene richiamato all’ordine e alla semplicità a Chiusa. Dove Andrea Pirlo da Brescia corre per un’ora e mezza, mentre a Milanello (e Pechino) fiutano il sudore che emana qualità.\r\nLa cultura del lavoro come anticamera di mentalità e azione vincenti. Lippi e Capello come docenti, una fortuna cercata e trovata. Il braccio e la mente. C’erano una volta poco lontana Sergio Almiron e Tiago Mendes, vicini: una cravatta nera sotto l’abito omocromo. De gustibus disputandum est. Dalla “Lavatrice” allo “shampoo” Arturo: bastano i soprannomi per intendere l’equivoco.\r\nIl player è meno top e più bass se non scortato da Pitbull. Davids, Conte se lo ricorda bene: spot e sfide claunesche con Denilson, ma soprattutto chilometri corsi instancabilmente bene. Con la maglia 26 indosso, dal dicembre 2007. Quando gli scudetti erano 24, ma lui era troppo avanti.\r\nPer essere onesti, nel senso non morattiano del termine, la campagna Pirelli la diceva giusta: la potenza è nulla senza controllo.\r\nQualità più quantità, come fare trentuno dopo aver fatto trenta. Che poi siamo a ventinove e manca poco. Dal giugno 2004 l’impatto di un allenatore non era tale  in quel di Torino, sponda serie A. Colleghi, bando a slogan e ridondanze. Top player si nasce e diventa, top trainer ci si presenta.