Si sente la voglia, il bisogno, il desiderio immenso di tornare ad essere quelli di prima. Parlo della Juventus, ma anche del suo popolo. Se ci sono intemperanze sgradevoli contro qualche giocatore (Balotelli per esempio) è anche colpa di\r\nquesta necessità ormai quasi insopprimibile. C’è bisogno di sapere che la Juve è tornata. La cosa interessante è che la Juve è certamente tornata, ma non sarà mai più quella di prima. E’ una Juve nuova e diversa questa, che ha soltanto alle spalle il suo passato. Oggi ci sono uomini nuovi dovunque, in campo e in società, perfino la dinastia si è arricchita. Ora si chiama Elkann. Una parte del dubbio nasce proprio dalle grandi novità di questa Juve. Non è che la vecchia fosse molto da cambiare dal punto di vista dei risultati almeno. E la nuova deve ancora cominciare a vincere. In questi casi è più facile essere nostalgici che ottimisti. In mezzo a questo bisogno di ritorno alle origini è chiaro che la Juve sta cambiando pelle. Sabato notte ha giocato con il cuore. Ai tempi di Capello sarebbe stato un atteggiamento sbagliato, approssimativo. Ieri è stato l’unico vincente. Credo che la Juve stia acquistando simpatie che non ha mai avuto. Basta perdere, direte voi, che i veleni ricadono su chi vince. E’ certamente vero, ma c’è qualcosa in più. Questa Juve è guidata da un giovane uomo. L’Elkann della Juve è quasi sempre in jeans e maglione, sembra ancora un ragazzo. Mancano i vecchi simboli del potere che prima invece grondavano. Alessio Secco non riesce a essere algido quanto vorrebbe ed è\r\nanche lui poco più di un ragazzo. Perfino Blanc naviga a vista nell’energia che nasce dalla pancia della storia. Un giorno è prudente, solo manager. Un altro più tifoso dei tifosi. Lo pensavo sabato vedendo la partita. Da una parte un’Inter che da vent’anni è comunque la stessa, con un grande tecnico che arriva dal profondo del calcio. Dall’altra una Juve con\r\nl’ottimismo dei neofiti, la piccola disperazione di chi deve ogni giorno dimostrare qualcosa. Anzi, ogni giorno sempre qualcosa in più. E’ una Juve nuova e imperfetta, più vicina alla gente, più vulnerabile. Direi quasi meno Juve. Il segreto sarà rimanere questa anche quando comincerà a vincere. E la grande impressione è che non ci vorrà molto.\r\n(Ilaria D’Amico per la Gazzetta dello Sport)