L’accordo è fatto, il gioco a tre quasi concluso. La Juve vuole Candreva, 23 anni a febbraio, romano e romanista. L’Udinese, club che detiene il cartellino del giocatore, ha dato via libera per il prestito fino a giugno con diritto di riscatto in mano a Secco e Bettega fissato a 7 milioni di euro per la metà (dalla stretta di mano è sparito il diritto di controriscatto per i friulani). Resta da aspettare l’ok del Livorno, città dove Candreva gioca ormai da due stagioni e che dall’operazione vuole ottenere una contropartita tecnica che non sarà Giovinco o De Ceglie come aveva preteso il patron degli amaranto Spinelli (si parla di un bonus per il Livorno di circa 500.000 euro).\r\nLa carriera di Antonio Candreva si è messa, così, a girare tanto in fretta che in pochi potevano immaginarselo quando nell’estate del 2008 fu spedito dall’Udinese in serie B a Livorno. Quella del campionato cadetto sembrava essere la dimensione più adatta per un centrocampista duttile, ma che in Friuli entrò in rotta di collisione con l’allora tecnico dei friulani, Pasquale Marino. Risultato? Solo tre presenze al primo campionato in A del ragazzo nato ad un passo da Trigoria e trasloco forzato in Toscana. «Ero troppo giovane e, forse, ancora non preparato per certi palcoscenici…», dirà più volte il centrocampista. Giovane come quando si mise sulle spalle il Livorno per trascinarlo al ritorno in A senza mai steccare una partita. E, giovane come quando, davanti a Pirlo, Seedorf, Ronaldinho e soci, si regalò un pomeriggio d’autore: era il 12 settembre scorso, Candreva fece venire il mal di testa al centrocampo del Milan (0 a 0, il finale).\r\nIn tribuna, sulle poltroncine del piccolo, ma storico, stadio livornese Armando Picchi c’era il ct azzurro Lippi che annotò sul suo taccuino il nome giusto del ragazzo di Roma (quello sulla maglia era sbagliato perchè al cognome mancava la lettera n) per tirarlo fuori nel giorno delle convocazione per la sfida Italia-Olanda del 14 novembre scorso. «E’ un centrocampista completo, ha movimento e personalità», così Lippi spiegò la scelta, caso quasi unico, di mandare in campo fin dall’inizio Candreva nell’amichevole di lusso contro gli Orange a Pescara (stessa cosa si verificò quattro giorni dopo a Cesena contro la Svezia).\r\nUn innamoramento a prima vista, quello fra il ct azzurro e il centrocampista del Livorno. Una stima e fiducia che, adesso, porta alla corte di Ferrara un altro dei ragazzi di Lippi. La Juve è in emergenza, con il fiato corto e senza via d’uscita se non vincere con la Roma sabato sera. Là in mezzo, tornerà Sissoko, poi il deserto viste le assenze di Felipe Melo per squalifica e di Camoranesi e Poulsen per infortunio.\r\nCosì, se questa mattina a Milano, Spinelli non punterà i piedi, il club bianconero porterà subito Candreva a Torino per farlo allenare e metterlo a disposizione di Ferrara per la sfida contro i giallorossi. Un colore che il ragazzo di Tor dè Cenci adora. «Sono nato nel mito di Totti, ma il mio idolo è De Rossi: è sua la maglia che custodisco con maggior gelosia», così un giocatore che, per caratteristiche, può ricoprire più ruoli anche nella stessa partita: esterno a sinistra, dietro la linea d’attacco, come regista, la carriera di Candreva si è messa a girare come mai.\r\n\r\nCredits: La Stampa\r\nFracassi Enrico – Juvemania.it