Ibrahimovic: “Che brutto il calcio italiano. In Spagna conta lo spettacolo”
A Barcellona sono un po’ preoccupati per la sua astinenza (un gol nelle ultime 9 partite), ma Ibrahimovic fa spallucce. «Ma sono già a 7 assist, e il gol non è tutto. Fai felice un compagno e per me è importante quanto segnare». La felicità di Ibra traspare anche dalle colonne del “Periodico de Catalunya”, che lo ha intervistato. \r\n«Qui al Barça mi sembra di essere tornato ai tempi dell’Ajax. In Italia il gioco non interessa, lì serve un 1-0, conta solo la vittoria, non il buon calcio. All’Ajax vincevi 1-0 e ti fischiavano perché la gente paga e vuole spettacolo. In Italia puoi restare 80 minuti senza toccare una palla ma alla fine un’occasione arriverà e sai che non la devi fallire perché ti giudicheranno in base a quella palla. Per questo durano tanto e sono così considerati attaccanti come Inzaghi e Trezeguet, capaci di segnare con un solo pallone giocabile».\r\nIn Spagna si è più attenti al bel gioco, insomma. «Guardiola è molto attivo, partecipa tanto agli allenamenti. In passato ho avuto tecnici più passivi, gente più abituata a comandare che a spiegare le cose. Pep non è un poliziotto che dà ordini, un dittatore che impone obblighi. È più un professore didattico che istruisce. Capello, Mancini, Mourinho non erano così attivi. Capello e Mourinho ti spiegavano le cose con una lavagna, Pep entra in campo. È stato un grande giocatore e sa ciò che pensa un calciatore. L’ambiente dello spogliatoio è ottimo. Lo era anche a Milano ma qui mi piace la mentalità: arrivi al campo e vedi Xavi, Messi, Iniesta che prendono la palla e cominciano a giocare. In Italia aspettavi l’arrivo dell’allenatore seduto in panchina. Qui sono sicuro che se dovessi chiamare i compagni in mezzo alla notte per una partitella verrebbero tutti perché si divertono».\r\n\r\n(Credits: Gazzetta dello Sport)