I giorni del giudizio
(di Gaver) Il tanto atteso giorno è arrivato, è stato vissuto ed è comunque ormai superato nelle attese di ogni juventino e non. Il momento di Antonio Conte dinanzi ai giudizi è già quasi in archivio, ora in attesa di definitive dinamiche giudiziarie che possano far intendere a tutti cosa sia veramente accaduto in quegli spogliatoi. Non vogliamo minimamente pensare che una bega tra mogli possa aver scatenato un coinvolgimento cosi pesante, ne siamo tentati di “annacquare” il tutto proferendo parole a favore del Mister senza essere partecipi di quelle che sono le indagini e le conclusioni investigative. Non si parteggia a prescindere, soprattutto quando questioni semiserie si pongono all’attenzione del nostro giudizio. Ma questo è un monito che vorremmo estendere a più latitudini, in quanto spesso nelle ultime ore si è assistito a disamine tecnico-giuridiche degne del migliore degli equilibristi. Il dubbio che sorge spontaneo è se tali teorie siano frutto di una veritiera ed impegnata analisi, ovvero se invece si tratti delle solite e speranzose colonne giornalistiche milanesi (un po’ meno) e romane (in discreto aumento) che tentano con ogni mezzo di attuare la macchina dello scredito nei confronti del nemico (calcistico) di sempre. Ci sta, ammetto che può esserci un approccio giornalistico del genere, magari non condivisibile, forse umanamente criticabile in quanto si è sempre innocenti fino a prova contraria (come il nostro garantista sistema ci impone), mentre spesso e volentieri assistiamo, su altri lidi, alla strenua difesa di soggetti che non sempre han poi dimostrato di meritare tali difese. Ma lì, le testate di cui sopra, han subito occultato la notizia facendola scivolare nelle pagine della non lettura prima e del dimenticatoio poi. Ma Conte no, Conte fa notizia, fa vendere, fa audience! Quindi, giù a gamba tesa, a paventare persino patteggiamenti ed eventuali condanne. Mi spiace cari miei, ma cosi non si fa; se vi va di essere cultori della notizia, sappiate almeno essere precursori delle verità, e non solo dei solite ed arruffati tentativi di gettar ombre solo ed esclusivamente in una direzione. I tesserati bianconeri (gran rispetto per loro) coinvolti nella chiacchierata scommessopoli erano tutti, all’epoca dei fatti, non tesserati per la Juve, ma questo nessuno lo sottolinea. Mentre si tace su altre situazioni che coinvolgono altre società, tipo il coinvolgimento di Vieri e della mancata combine in una partita dell’Inter (se mancata, quindi prima era stata concordata? da chi?). Arresti fatti altrove dei quali ormai non si parla neanche più. Personaggi ambigui intorno a grosse società di A, ma questo alle nostre “testate amiche” non interessa. L’unica cosa che interessa è la Juve, l’unico prodotto serio, nel bene o nel male, del calcio di casa nostra. Capace sia di dare un’ossatura seria alla Nazionale che una pagina sempre da scrivere a coloro i quali di inventiva giornalistica ne han davvero poca. Basterebbe magari loro puntare il dito sul sistema della giustizia sportiva, che permette di screditare l’operato di un tesserato semplicemente con le dichiarazioni di chiunque, senza che questo chiunque sia obbligato a portar prove, al contrario della giustizia ordinaria. Ma questo lo fanno? No, altrimenti poi davvero potreste tutti pensare seriamente che l’oggetto unico sia sempre quello, e convincervi del perché, dopo 6 anni, ancora non si sia riusciti a mettere la parola fine su quella grottesca indagine archiviata come “calciopoli”. La Juve è l’unico soggetto interessante del calcio italiano, tutto il resto non rende granché, se non nei limiti di un fisiologico profitto. Che questi siano giorni di logica, di sana interpretazione dei fatti, di vero giudizio nei confronti di una persona che lavora, e che non reputo un folle. Solo un folle, e non Antonio Conte, avrebbe potuto concordare un risultato dinanzi a 20 persone. Pensateci bene…