1 L’industria del calcio era quasi fallita, ma io ho un futuro perché ora so fare pizze margherita
Il lockdown è stato terribile, per tutti, ogni singolo giorno. Ma ora possiamo dirlo senza ipocrisie: quanto erano tristi i week end, quando ci inventavamo qualsiasi cosa pur di convincerci che tutto sarebbe andato bene? Pizze fatte in casa (a volte con risultati terribili), aperitivi in videochiamata, per non parlare di tutti quelli che ci hanno fatto conoscere ogni dettaglio della loro vita attraverso video demenziali su TikTok (gli stessi che poi hanno gridato alla violazione della privacy quando si è iniziato a parlare dell’app Immuni). Tutti pizzaioli, tutti doppiatori, e infine tutti virologi. Ecco, almeno dalla prossima settimana torneremo ad essere tutti allenatori.
2 La libreria di Netflix l’ho finita, avrei pagato oro per vedere anche solo una partita
Sì, ok, molti di noi devono essere riconoscenti nei confronti di Netflix, che a tratti ci ha salvato la quarantena. Come si dice nel gergo giovanile, però, “ora anche basta”. I personaggi delle serie TV sono diventati i nostri migliori amici, abbiamo iniziato a confondere la nostra vita con quella di Barney Stinson, Walter White (Heisenberg) e Joe Goldbeg, ci siamo sentiti perseguitati dal Demogorgone e abbiamo pensato di farci difendere da Saul Goodman. Insomma, un vero disastro. In uno scenario del genere, anche un Lecce-Genoa a porte chiuse ci appariva come la panacea di tutti i mali, come un miraggio, un barlume di luce in fondo a un terribile e lunghissimo tunnel (non ancora del tutto concluso, tra l’altro).
3 Gli influencer mo’ nessuno se li fila, fare le dirette mi stava antipatico anche prima
Vogliamo parlare delle dirette Instagram? Divertenti la prima settimana, simpatiche la seconda, irritanti la terza, terribilmente fastidiose dalla quarta in avanti. Personaggi improponibili che ci hanno spiegato come affrontare il virus e, più in generale, come affrontare la vita. Ex calciatori semi sconosciuti che, da un momento all’altro, sono tornati sulla cresta dell’onda, per attaccare chi, invece, gioca a livelli altissimi da oltre 15 anni. Da ora in avanti voglio pensare solo più a una diretta: quella che mi permetterà di vedere tutti i goal della giornata di Serie A in corso.
4 Asintomatico alla Serie A, con il testa il ritornello “ci son altre priorità”
“Il calcio non è una priorità”, “I calciatori guadagnano milioni, c’è gente che ha perso il lavoro”, “Bravissimi i francesi che hanno chiuso subito il campionato”, “Vedrete che solo il calcio italiano deciderà di andare avanti”. Tra facile retorica, proveniente non solo dal popolo, ma anche da chi avrebbe dovuto tutelare fin da subito lo sport nel nostro Paese (e non neghiamolo, il calcio, in Italia, fa da traino all’intero movimento), gli amanti del mondo del pallone hanno dovuto subire qualsiasi tipo di attacco, come se desiderare di rivedere in campo i propri beniamini fosse un qualcosa di cui vergognarsi, come se immaginare un parziale ritorno alla normalità fosse utopia, o forse addirittura follia.
5 Bisogna essere franchi, eravamo tutti stanchi, avremmo visto il calcio anche con mascherina e guanti. Come la vita, tra alti e bassi, attimi infiniti, dobbiamo viver distanti ma uniti.
Già, impossibile negarlo, sarà un calcio diverso rispetto a quello a cui siamo stati sempre abituati. Stadi a porte chiuse, rituali per limitare l’eventuale contagio da COVID-19, esultanze più sobrie e probabilmente ritmi in campo diversi. Percepiremo ogni parola pronunciata dagli allenatori in panchina, gli incitamenti dei giocatori scelti come riserve e i richiami del portiere alla propria linea difensiva. Sentiremo in maniera nitida il “Siuuuu” di Cristiano Ronaldo dopo ogni goal, ma non vedremo alcun giocatore che lo andrà ad abbracciare. Come sarà questo nuovo calcio? Sicuramente meno bello rispetto al precedente, solo una persona priva di senno potrebbe affermare il contrario. D’altronde, però, non sarà lo stesso per la nostra vita in generale? Mascherina, distanziamento, nessun assembramento, estate senza discoteche e movida limitata. Ci piace? No, per niente, ma non per questo smettiamo di vivere, non per questo ci rintaniamo in casa aspettando che tutto torni come prima. Oddio, volendo potremmo anche farlo, nessuno ce lo negherebbe: lavoro-casa, casa-lavoro, fino allo sfinimento. Anche il calcio, a tal proposito, offre la stessa possibilità. Esatto, perché chi è indignato per la ripresa della Serie A, chi avrebbe voluto la chiusura definitiva, chi sostiene che questo non sia calcio, ha un enorme e democratico potere nelle proprie mani: non guardarlo.
6 E se, rispetto la distanza, che tanto tutto passa…
Piccolo spunto di riflessione. State tranquilli, non sarà per sempre tutto diverso. Prima o poi torneremo alla vita di sempre. Per il momento, però, godiamoci questo “gemello diverso” della normalità. “Piuttosto che niente, meglio piuttosto”, si dice spesso in Piemonte.
7 Allora dimmi perché: ho una voglia assurda, di stare tra la gente, urlare come in curva, che sia con amici, a casa oppure al mare, perdere un po’ la testa, ritornare a esultare, ogni tre giorni è festa.
Suvvia, anche voi “estremisti dello stop”, gettate la maschera (ma non la mascherina) e tornate a tifare per la vostra squadra, tornate ad appassionarvi allo sport che da sempre vi fa battere il cuore. Quello sport capace, anche solo per un’ora e mezza, di farvi dimenticare tutto il resto. Per tre mesi “ve ne siete lavati le mani” (e avete fatto bene, soprattutto se lo avete fatto con l’Amuchina), ma ora riavvicinatevi al calcio (pur mantenendo la distanza) e riabbracciatelo virtualmente, con tutto l’amore che avete, volontariamente o meno, messo in quarantena da quasi 100 giorni.
8 Che poi sì, che ci importa, come l’ultima volta, il pallone dà felicità… Lo sappiamo tutti.
Quest’ultima frase non merita commenti. Anzi, uno sì: bentornato calcio.