\r\nPoi, qualche minuto più tardi, l’incontro con i ‘nuovi cittadini italiani’. Tra loro, protagoniste le farfalle della ginnastica ritmica che contano due campionesse naturalizzate, da Ucraina e Romania, e gli azzurri come semplici spettatori. “Ma le parole di Napolitano mi hanno toccato profondamente, è la mia storia”, dice Mario Balotelli, dopo il richiamo alla sofferenza dei figli di immigrati che si sentono italiani ma devono aspettar tanto per avere la cittadinanza. “Belle parole – aggiunge Osvaldo, un altro dei naturalizzati di Prandelli -. Io mi sento italiano non solo perché gioco in nazionale: mia moglie è italiana, i miei figli sono nati qui, ho ben altri motivi per amare questo Paese”.\r\n”Non sapevamo di questo secondo appuntamento”, ha spiegato Prandelli, che ha persino forzato il cerimoniale del Quirinale e fatto saltare il mini-allenamento previsto, pur di non andar via in anticipo dalla sala dei Corazzieri. “Siamo orgogliosi di aver contribuito a far parlare dei nuovi italiani”, ha aggiunto il ct, che ha imposto la sua linea di apertura ai naturalizzati anche contro i pregiudizi degli ultrà.\r\nAd aver colto nel segno, oggi, è stato anche l’altro messaggio. “Gigi ha fatto un discorso da numero 10”, l’elogio di Pirlo. “E’ stato meraviglioso, parole che venivano dal cuore”, il racconto di Prandelli. Perché quando Buffon si è alzato per rivolgere, nel primo incontro, il suo saluto a Napolitano, le mani erano in tasca per l’imbarazzo, la voce rotta, ma le parole chiarissime. “Al cospetto della storia – ha detto l’azzurro – siamo un popolo giovane e inesperto. Forse per questo alla volte cadiamo. Mai come in questo momento abbiamo bisogno dell’appoggio di una classe politica coesa, colta, responsabile. E di uno Stato presente. Lei lo rappresenta, da lei gli italiani vogliono esser rappresentati nella sua figura pulita, trasparente, capace, per riprendersi in questo momento difficile”.\r\nRiferimenti alla politica “seri e saggi”, per Napolitano, che poi ha raccontato il suo tifo speciale. “Vi ringrazio per tutto quel che avete fatto in un anno speciale: mai come per i 150 anni dell’Unità si è affermata l’idea e il sentimento dell’Italia, ci siamo riappropriati della nostra identità e dell’impegno a rimanere uniti. Questo deve valere per tutti, a prescindere dalla normale dialettica. Per voi – la conclusione di Napolitano – l’Italia e’ sempre stato l’unico riferimento, motivo e ispirazione. All’inizio del mio settennato mi avete regalato un Mondiale, nel 2006, spiace che terminando il mandato nel 2013 non ci sara’ occasione del bis: ma continuerò a tifare per voi, finché ne avrò le forze”. Poi Buffon ha presentato uno a uno tecnici e giocatori (“il mitico Pazzini, il corsaro De Sanctis”), Napolitano ha stretto mani e scambiato poche parole con Prandelli e Balotelli. Poi in dono un pallone firmato e la maglia azzurra ‘Presidente 1’ sulle spalle, e in cambio un tricolore dei 150 anni.\r\n\r\nCredits: Sky.it\r\nFracassi Enrico\r\n\r\n\r\n