Editoriali

Il giorno in cui la Juve non vincerà nemmeno lo scudetto avverrà l’Apocalisse

È stata una settimana difficile. L’eliminazione dalla Champions ha lasciato tante scorie. Anche nella partita contro la Fiorentina. Per fortuna si è vinta è si è chiusa la pratica scudetto. Ero allo stadio, sono stato contento della vittoria e di festeggiarlo. Andrò anche con l’Atalanta a vedere la premiazione all’ultima giornata. L’eliminazione dalla Champions è stata cocente seppure a fronte di un risultato di uno scarto minimo. La Juve ha sofferto troppo l’Ajax ed è arrivata all’appuntamento con la storia in non buone condizioni. Qualcosa si è sbagliato. È evidente e nessuno si è nascosto dietro a un dito. Delle decisioni andranno prese. Sicuramente Ronaldo resterà perché ha giurato amore a questa maglia e perché non è uno che si tira indietro davanti alle sfide o lascia le cose a metà. Inoltre la coppa manca francamente più a noi che a lui che ne ha vinte tre di fila, anche se non sarà felice del fatto che il suo avversario Messi forse ne vincerà un’altra con relativo pallone d’oro a corredo.

I tifosi non hanno mostrato tutti grande maturità. Tanti ma non tutti. Si passa dall’euforia dell’asfaltiamo tutti all’isteria del avverrà l’apocalisse. Oggi si schifano gli scudetti quando poi in campionato pareggi contro il Genoa in modo rocambolesco alla centoventiquattresima giornata dopo che ne hai vinte centoventitré e parte lo sclero totale pubblico per un gol preso e due punti persi. Non si ha coerenza. Non si ha obiettività nel capire uno sport dove uno vince e un altro perde dove le variabili sono tante e spesso il destino è bizzarro. Con l’Ajax ad Amsterdam palo di Douglas Costa e non la vinci e oggi un paolo e una traversa per la Fiorentina e rimonti su un autogol. Ma di cosa parliamo?

Chi non si gode questo scudetto non sta bene

Ogni anno la Juve gioca 4 trofei e negli ultimi anni ne ha portati a casa sempre una buona fetta anche se è mancato il più ambito. Da otto anni vinciamo almeno lo scudetto, quando non facciamo double, quando addirittura non ne vinciamo 3. Quest’anno altri due trofei in bacheca mentre gli altri guardano noi e l’unico trofeo che possono ambire e aspettare la nostra sconfitta. Bella vita che fanno. Purtroppo la storia con quella coppa è una storia difficile. Il tifoso dovrebbe saperlo invece di farne una malattia. Le coppe che gridano vendetta sono quelle perse da Trapattoni e da Lippi quando la Juve poteva comprare i migliori giocatori del mondo e perse almeno 4 volte contro degli outsider da favorita. Quando la coppa si svolgeva in 8 partite e non in 13. Quando ti capitava di incontrare solo una squadra forte per nazione. Chiedete a Boniperti perché si è snobbata la Coppa dei Campioni almeno fino al 1982. Tuttavia sembrerà banale ma vincere non è mai facile neanche in Italia. Ecco perché bisognerebbe godere di quello che si ottiene piuttosto che soffrire per quello che non si riesce ad avere. Si può anche fare la fine di quelle star suicide che riescono a soffrire di depressione nonostante la fama il denaro il successo. Perché l’infelicità è una malattia.

Cambieremo corso spero. Sono d’accordo con il cambiare corso anche io, anche se il presidente pare deciso a continuare con Allegri. Io cambierei. Vorrei dare nuova linfa, nuova energia a un percorso che mi pare al momento arrivato. Ringraziare Allegri per quanto fatto perché piaccia o no rimarrà uno dei mister più vincenti della nostra storia e provare altre strade. Però non iniziate a rompere le scatole pure con l’altro al primo pareggio. Prenderei un mister straniero. La Juve nei suoi primi 70 anni di storia prese argentini, molti ungheresi, Inglesi e scozzesi, paraguaiani, brasiliani e anche jugoslavi e cecoslovacchi, poi si è voluta italianizzare ad ogni costo. Ma il calcio italiano in Europa non ha mai avuto un grandissimo successo e spesso è stato soggiogato da scuole di pensiero diverse. La Spagna è 10 anni che domina il calcio europeo e mondiale e le coppe le ha vinte tranne in un caso (Ancelotti) sempre con allenatori stranieri. Inoltre, il calcio spagnolo è ampiamente riconoscibile aldilà del mister che allena la squadra e ad oggi è superiore al calcio nostrano. Quanto tempo bisogna aspettare perché si impari la lezione? Chi vuol migliorare impara. È forse questo l’ultimo step che manca per arrivare alle migliori d’Europa?

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Pubblicato da
Alessandro Magno