Riportiamo alcuni stralci dell’intervista rilasciata in esclusiva da Dragoni alla Redazione Ju29ro.com.\r\n\r\n“Secondo il bilancio dell’esercizio terminato il 30 giugno 2009 – spiega Dragoni – l’Inter aveva 431,55 milioni di debiti complessivi, aumentati rispetto ai 395 milioni del 30 giugno 2008, considerando l’esposizione complessiva, verso banche, fornitori, altre squadre per la campagna acquisti e verso società controllate. Si può parlare di debiti lordi, perché in bilancio ci sono anche dei crediti. Ma questi sono appena 66,34 milioni, quindi anche immaginando per semplificazione una compensazione tra debiti e crediti, senza entrare in dettagli tecnici, la montagna dei debiti si ridurrebbe di ben poco. Tra i debiti al 30 giugno ci sono circa 100 milioni che l’Inter deve ad altre squadre per l’acquisto di calciatori, poiché di solito il pagamento è spalmato in almeno tre anni. E ci sono 48,1 milioni di debiti verso banche, per cui non è esatta l’affermazione dei vertici dell’Inter quando dicono, come hanno fatto replicando a Michel Platini, “non abbiamo debiti verso banche”.\r\n\r\nRispondendo alle domande della Redazione ju29ro.com Dragoni evidenzia che “l’Inter ha una gestione in perdita strutturale da almeno una decina d’anni, con uno squilibrio molto forte tra costi e ricavi. Ogni anno, anzi più volte durante l’anno, Massimo Moratti deve intervenire con iniezioni di capitale per valori elevati, anche 50-100 milioni all’anno, per ricostituire il patrimonio eroso dalle perdite e dotare la società della liquidità necessaria a pagare stipendi, debiti in scadenza e rispettare i parametri per l’iscrizione al campionato, o alle coppe. Sono interventi a fondo perduto, nel senso che non c’è un ritorno economico. C’è la soddisfazione dell’azionista di ottenere delle vittorie, quando queste ci sono. Una soddisfazione pagata a caro prezzo. Alcuni azionisti dell’Inter, mi riferisco alla Pirelli e alla famiglia Giulini, hanno smesso di seguire Moratti in questi aumenti di capitale e la loro quota si è quasi azzerata.”\r\n\r\nA proposito dell’operazione di vendita del marchio tra l’Inter e la propria controllata Inter Brand che nell’estate 2006 il prof. Guido Rossi, commissario Figc, aveva sostanzialmente approvato nonostante fosse stata in precedenza bocciata dalla Covisoc (operazione che ha consentito all’Inter di realizzare un’apparente plusvalenza di quasi 160 milioni e di trasferire alla propria controllata debiti finanziari per 120 milioni) Dragoni spiega che “Tutte le operazioni di cessione del marchio fatte da Inter, Milan, Roma e Lazio, per citare i casi più rilevanti, sono forme di cosmesi contabile. Cioè sono servite ad abbellire i conti e a far apparire il patrimonio della società più elevato di quello reale. Le plusvalenze generate dallo scorporo del marchio, e dal conferimento o vendita a una società controllata, non esistono. E’ come se una famiglia, bisognosa di denaro, vendesse la casa a una società di cui la stessa famiglia è proprietaria e continuasse ad abitarci pagando l’affitto alla sua società. Tutti comprendono che questa è una finzione e che quella famiglia non risolverebbe i suoi problemi. Invece nel calcio è stato consentito di fare pericolose acrobazie contabili.”\r\n\r\nLeggi l’intervista completa a Gianni Dragoni sul sito di Ju29ro