Genoa-Juve, arbitro e Rabiot? No, il problema è un altro
Genoa-Juve – “Si è sentita la mancanza di Rabiot in mezzo al campo”, “Ci manca un rigore e un rosso”. All’indomani del pari tra Genoa e Juventus, le analisi sul mezzo stop bianconero, tra i tifosi, si appiattiscono soprattutto su queste posizioni: le assenze e gli errori di Massa. Attenzione, non ci sono errori: il tocco di mano di Bani sarebbe passibile di rigore e, in questa Juve, Adrien Rabiot è un pilastro, mentre Miretti ha fatto fatica a scrollarsi di dosso la ruggine e il peso specifico di Marassi. Tutto giusto, ma è troppo poco e tocca andare oltre.
Il problema della Juventus è un altro. Quella contro il Genoa è stata l’ennesima prestazione in fotocopia, magari con qualche sbavatura d’inchiostro in più che in campo si è tradotta con paura e fantasmi che si sono ripresentati dopo la rete di Gudmundsson. Il problema è che la Juventus è costantemente appesa agli episodi. Sì, il calcio è anche episodico, ma quello della Vecchia Signora è solo episodico. Il dettaglio non è di poco conto. Palla dentro o palla fuori fa tutta la differenza del mondo, tra 3 punti o 1 punto, tra vincere il campionato o arrivare dietro. Ma noi in campo non scendiamo e quindi possiamo permetterci il lusso di un’analisi a freddo che prescinda dal risultato.
Su una cosa in particolare Massimiliano Allegri ha ragione: ci va equilibrio. Basta montagne russe: la Juventus non può essere una corazzata invincibile dopo aver battuto il Monza al 94’, così come non è una squadra in crisi dopo aver pareggiato contro il Genoa. I giudizi non possono cambiare radicalmente se, davanti ai nostri occhi, il copione è sempre lo stesso. È come vedere e rivedere un film, a volte lo si apprezza di più e altre meno; questione di come lo si guarda, con chi e in che stato emotivo ci si trovi. Per le partite della Juve la questione è simile ma a condizionare i giudizi è il risultato, quel palla dentro o palla fuori di cui parlavamo.
Gira e rigira torniamo al nocciolo della questione: Massimiliano Allegri, il suo piano gara e la sua idea di calcio, senza fronzoli e pragmatica. Piaccia o non piaccia questo è, aspettarsi qualcosa di diverso a questo punto sarebbe come aspettare Godot. Non convince Kostic? Beh, ormai fa il terzino, va giudicato più sulle coperture che sui cross che offre ai compagni. Vlahovic non segna? Sbaglierà, ma è anche vero che la maggior parte dei palloni che tocca lo fa con spalle alla porta e difensore a mordere le caviglie. Locatelli è un pacco? Potrebbe anche essere, ma la mezzala d’inserimento vista all’Europeo è stata trasformata in mediano a protezione della difesa.
Il giudizio sulla Juventus sta tutto in quello che ci si aspetta, dal collettivo e dai singoli. Sia di gradimento o meno lo spettacolo offerto, fin qui i bianconeri sono stati solidi e fortunati e questo ha permesso di piazzarsi al secondo posto. Un pari contro il Genoa riapre vecchi dibatti ma, ancora, è una questione di punti di vista. Alla Continassa si è fissato l’obiettivo quarto posto, uscire con un punto da Marassi è grasso che cola.