A furia di evocare l’Olanda è arrivata la Germania (cit.)

Doveva essere un turno favorevole al Napoli, è stato invece un turno favorevolissimo alla Juventus: Allegri ha confermato ancora una volta quale sia la differenza tra un vincente e un “maestro” ma solo sui giornali

Parto dal titolo che è una citazione del mio amico e maestro Enzo Ricchiuti che al solito con estrema sintesi coglie l’attimo. Il calcio è sicuramente uno spettacolo e in parte è bellezza, ma non è estetica fine a se stessa. Ieri il Napoli ha giocato una grande partita dalla cintola in su, solo che ha perso. Chiamalo un dettaglio? Evidentemente in fase difensiva hanno lasciato parecchio a desiderare. Non so se i tifosi del Napoli si siano divertiti tanto. Forse avrebbero preferito vincere 1-0 e “spettacolarizzare” meno. Molto probabile. Il calcio, ripeto, non è uno show, è uno sport. E quasi sempre vince il più forte. E il più forte tante volte è quello che ha più costanza, più voglia, più fame, più carattere, più allenamento a vincere. Quello più cattivo sportivamente parlando. Non necessariamente è quello che da più spettacolo. Maradona tanto per citare uno molto vicino al Napoli ha vinto molto poco rispetto a quanto dava spettacolo. Questo perché in campo faceva il giocoliere ma la sua costanza, la sua voglia di vincere, il suo modo di esser poco atleta fuori dal campo ne condizionò molto i risultati. Si è citata spesso a sproposito l’Olanda degli anni 70 rispetto a quel poco che ha vinto. Intanto, va detto a sproposito perché in ogni caso quelli furono gli inventori di un nuovo sistema di gioco e non mi pare il caso di Sarri. Tuttavia questa grande squadra vinse anche molto poco perché un bel momento pensarono di esser troppo belli e bravi per tutti, quindi le vittorie sarebbero arrivate di conseguenza. I giocatori dell’Olanda fumavano e bevevano, facevano sesso prima, dopo e magari durante gli intervalli delle partite. Tiravano tardi in discoteca prima delle finali. Tanto erano troppo forti per tutti e le vittorie sarebbero arrivate di conseguenza. Di contro c’erano i Tedeschi. Sporchi, brutti e cattivi. Con la fame giusta. Con il rispetto giusto per gli avversari. Quelli che dicevano “noi dobbiamo impegnarci al 150% se vogliamo battere gli Olandesi”, quelli che in campo si aiutavano invece di guardarsi in cagnesco ed esser invidiosi l’uno degli altri. Magari per qualche fidanzata. La storia ci dirà che vincerà la Germania.

Al Napoli forse le troppe lodi stanno dando alla testa come diedero alla testa all’Olanda. Alla Juve lodi non ne fanno nemmeno dopo 6 scudetti di fila e 3 coppe Italia di fila. Sarà per questo che siamo sempre con la bava alla bocca nonostante le vittorie. Alla fine non lodandoci mi sa che ci aiutano. Sarri oltretutto ieri ha dimostrato il suo difetto più grande. Non è versatile ed è pure un poco ottuso. Come tutti gli allenatori “talebani” vuol giocare sempre allo stesso modo contro tutto e tutti e nonostante tutto. Non considera l’avversario, non considera lo stato di forma di quello, e nemmeno quello dei suoi. Così se gli trovi le contromisure è perso. È come un toro che carica e va dritto contro il muro. Poi alla fine se la prende con il calendario o le intemperie e non se la prende con se stesso, perché di fatto è uno che non sa leggere le partite. È un perdente per sua natura. Senza antidoto.

A Roma, invece, si sono affrontati due allenatori molto bravi. Due persone molto intelligenti. Che probabilmente non daranno lo spettacolo del Napoli ma secondo me vinceranno molto più di Sarri in carriera. E se per Allegri è così già da un pezzo, lo dico oggi anche per Inzaghi. I due mister di Lazio e Juventus hanno letto molto bene la partita che è stata quella che entrambi si aspettavano. Molto tattica. Inzaghi, conscio del fatto che anche loro arrivavano da un filotto di partite (avevano giocato l’EL poi fatto 120 minuti in CI contro il Milan), ha giocato il suo tutto per tutto nel primo tempo, nella speranza di segnare e poi difendere quell’1-0 quando le forze sarebbero venute meno. Allegri l’ha letta uguale si aspettava una Lazio più volitiva nella prima frazione e più accorta dopo e ha cercato nel primo tempo di non prender gol conscio di una squadra, la sua, piena zeppa di infortunati. Nel secondo tempo Inzaghi visto il calo della sua squadra ha portato il baricentro molto basso cercando al minimo di fare un punto, che contro la Juve in casa non è comunque male. Allegri, contro quella che è la nostra bestia nera che nei precedenti 2 incontri ci ha battuto 2 volte, ha provato a vincerla con i cambi, inserendo Sandro e Costa due che normalmente saltano l’uomo. Inzaghi ha portato tutta la squadra in 25 metri togliendo campo libero sia a Costa che a Sandro e cercando a quel punto solo il contropiede con Andersson o pur che sia un punto. Alla fine in una partita tatticamente perfetta da ambo le parti normalmente la sblocchi con un episodio e questa volta è avvenuto per noi. Non era un genio Inzaghi quando vinse a tempo scaduto la Supercoppa e non è un genio Allegri a vincer ora all’ultimo minuto. Tuttavia sono due mister che sanno fare il loro lavoro e lo hanno dimostrato.

Alla fine doveva esser un turno favorevole al Napoli ed è stato invece un turno favorevolissimo alla Juve. Il calcio, per quanto lo si voglia classificare, non è affatto scienza. Lo si può studiare, sminuzzare, sezionare, fargli l’autopsia, ma sarà sempre un gioco imprevedibile perché è fatto da uomini, che possono avere in ogni momento il colpo di genio che non è classificabile, e stravolge le regole. Il colpo di genio di Dybala che con un controllo di prima riesce, in un istante solo, a scartare il suo avversario con un tunnel e trovarsi davanti alla porta. Il colpo di genio di Rugani che fin qui sempre bistrattato, lui si ieri autore di una grande prova difensiva, decide su un pallone carambolato dalla difesa e che si alza a campanile, che quella palla non la stoppa ma la da di prima a Dybala. Due cose non prevedibili e non classificabili che fanno saltare i “tempi di gioco” della Lazio, cosa che chissà se gli scienziati del tavolino conoscono. Come non prevedibile è il fatto che Dybala voglia segnare pur cadendo e non si accontenti di un rigore che seppure sacrosanto potrebbe tranquillamente non arrivare. I numeri sono importanti aiutano a capire, ma i numeri non sono tutto, altrimenti non si spiega come mai il Napoli con 27 tiri contro 11, con 13 tiri in porta contro 5, con il 67%di possesso palla contro i 33 della Roma, alla fine quella partita la perda per 4-2. Come non si spiega in modo scientifico il fatto che Insigne nonostante una partita straordinaria, trovi un portiere che gli para tutto, pure il fiato che gli esce dalla bocca risultando ancora più straordinario di lui. Qualcuno della statistica vuol farne una scienza, ma occhio a farne una scienza esatta. Qualcuno ieri in tv ha fatto vedere i movimenti in campo di Insigne. Ha giocato prevalentemente in alto a sinistra. Ma c’è anche un numero considerevole di palloni toccati nella lunetta di centrocampo. Sono i 5 calci d’inizio che ha dovuto battere.