Franco Carraro: “a Moggi chiedevo solo pareri su Lippi”

carraroI riflettori di Calciopoli restano accesi, ma cambia la scena. Andate in archivio le sentenze di primo grado per gli imputati che hanno scelto di farsi giudicare con il rito abbreviato, è il procedimento ordinario a segnare un altro delicato passaggio. Nell’aula del tribunale di Napoli è stato il giorno di Franco Carraro, ex presidente della Figc fino all’8 maggio del 2006 quando presentò le proprie dimissioni uscendo dal calcio.\r\nCarraro è stato prosciolto da ogni accusa al termine dei due gradi di giudizio delle toghe del pallone, stessa sorte davanti alla magistratura ordinaria dove non è nemmeno stato rinviato a giudizio essendo la sua posizione archiviata dal giudice delle indagini preliminari. Chiamato in aula come teste dell’accusa, Carraro ha raccontato le sue verità: Lippi, i rapporti con Moggi, le telefonate di Lotito e il peso delle responsabilità politiche che lo ha portato alle dimissioni.\r\nNel mondo del pallone, l’ex presidente della Figc, non vuole tornare. Carraro parla di Moggi come «di un intenditore di calcio» con il quale intratteneva colloqui di natura sportiva. «Avendo il ct della Nazionale Lippi lavorato con la Juve, ci tenevo al parere di Moggi», spiega l’ex numero uno della Federcalcio che chiedeva consiglio al grande imputato di Calciopoli anche quando ormai la scelta per l’allenatore dell’Italia era stata fatta. «Lippi attraversava un periodo di rodaggio e, quindi, mi interessava parlarne con Moggi che lo conosceva bene», dirà Carraro.\r\nLippi, Moggi, ma anche Giraudo. «L’amministratore delegato della Juve era uno dei miei consiglieri federali e potevo chiedergli un parere quando decisi di prendere Lippi in Nazionale», ha spiegato l’ex presidente federale. All’epoca dei fatti si parlava anche di una possibile chiamata di Moggi con un ruolo di collaboratore in Figc per le sue conoscenze personali con il lavoro di Lippi e perché quella Nazionale era formata da un forte nucleo bianconero.\r\nCarraro lasciò il calcio l’8 maggio di tre anni fa. «Lo feci per il ruolo politico che ricoprivo, se ho sbagliato, l’ho fatto sempre in buona fede. Una serie di sentenze hanno confermato la mia estraneità ai fatti», dice, oggi, l’ex presidente strattonato dentro Calciopoli per alcune telefonate (vedi quella con il designatore Bergamo) che tradivano una particolare attenzione di Carraro soprattutto per la sorte della Lazio. «Ma telefonavano in tanti anche perché ai presidenti avevo detto che se dovevano lamentarsi lo avrebbero dovuto fare in Lega o in Federcalcio. Perché le attenzioni verso la Lazio? Perché a Roma c’erano seri motivi di ordine pubblico e la Lazio dal dicembre 2004 al gennaio 2005 aveva subito una serie di torti arbitrali».\r\nNell’agenda di Calciopoli, il prossimo appuntamento è per martedì quando in aula dovrà comparire il presidente del Cagliari Cellino: per lui la richiesta del collegio giudicante di accompagnamento coatto dopo tre inviti a presentarsi come teste caduti nel vuoto. Martedì si conoscerà anche l’esito sull’istanza di ricusazione del presidente del collegio presentata dai pm.

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Credits: La Stampa\r\nFracassi Enrico – Juvemania.it