“Piano con i pronistici, siamo alla seconda giornata”, così Ciro Ferrara si esprime sull’ipotesi di un testa a testa tra Napoli e Juventus per lo scudetto. L’ex difensore e allenatore bianconero, attuale CT dell’Under 21, predica prudenza in una lunga intervista concessa oggi a ‘La Stampa’. Eccone uno stralcio.\r\n\r\nCiro Ferrara, tra Juve e Napoli chi l’ha sorpresa?\r\n“Devo dire, nessuna delle due. Semmai la sorpresa è delle altre, le milanesi, oltre alle romane”.\r\n\r\nPer chi tifa delle due?\r\n(sorriso). “Non lo dico. Lo farà alla fine, se mai arriveranno a giocarsi qualcosa di importante. Mi sento profondamente legato a entrambe: sono le due metà della mia vita calcistica”.\r\n\r\nLa forza della Juve?\r\n“Antonio (Conte, ndr) sta dando la sua idea di calcio, oltre a motivazioni e rabbia, anche contro chi sarebbe inferiore, sulla carta. Poi ha scelto giocatori adatti al suo progetto. E c’è entusiasmo”.\r\n\r\nNominare il tricolore in casa Juve è sacrilego?\r\n“Non penso sia eresia. La storia impone di provarci. Poi bisogna contare l’entusiasmo che Antonio ha portato in tutto l’ambiente, e il nuovo stadio, fantastico. La Juve ha anticipato i tempi e qui va dato merito al dottor Giraudo, che ebbe l’idea, e a Blanc, che l’ha portata a termine”.\r\n\r\nPiù difficile lavorare a Napoli o a Torino?\r\n“Ci sono due pressioni differenti, anche perché le città sono diverse. La Juve è un brand europeo, mondiale, e hai tutti i mass media addosso, sempre. Però di tifosi dentro le mura non ce ne sono tantissimi. A Napoli si respira calcio 24 ore su 24. Lì però hai senti la pressione”.\r\n\r\nLe due milanesi, il Napoli, la Juve, è la griglia di Conte: d’accordo?\r\n“Mi sembra che numeri di partenza non ne abbia dati, Anzi, ha aggiunto altro”.\r\n\r\nOra non firmerebbe per nessun obiettivo.\r\n“E fa benissimo. Come fa bene a tenere il livello basso. Deve navigare a vista, e poi è uno pratico e sveglio, che non si fa mettere in buca da nessuno. A me si chiedeva lo scudetto”.\r\n\r\nConte è un ex compagno, un collega o un amico?\r\n“Un amico. Se penso a quante botte ci siamo dati quando giocavamo contro. Poi l’ho sempre seguito, quando ha iniziato ad allenare, e lo chiamavo per sapere come andava”.\r\n\r\nE lui non le raccontava nulla degli schemi.\r\n“Mi interessava capire il suo 4-2-4, ma lui niente. Se ha dei segreti, fa bene a tenerseli. Io cerco di aggiornarmi e Antonio ha proposto cose interessanti, da seguire. All’inaugurazione dello stadio abbiamo fatto due chiacchiere, mi aveva promesso una cena: spero non si sia dimenticato”. (sorriso).\r\n\r\nLa sua Under 21 vola, in un Paese che ripudia i giovani.\r\n“Con i club c’è chi gioca poco, chi nulla. Ma hanno capito che è una bella vetrina”.\r\n\r\nÈ la sua rivincita?\r\n“Non la cercavo. Con la Juve le cose non sono andate bene: è stato detto che ero inesperto, ed è vero, ma poi le stesse difficoltà le hanno incontrate anche allenatori di grande fama. Ma quel periodo è alle spalle e sento ancora la stima dei tifosi. Li ringrazio”.\r\n\r\nCannavaro ha detto che con Conte dovranno avere quella pazienza a lei negata.\r\n“È un mio amico. Il problema è che in Italia contano i risultati, e la pazienza è un optional. Spero tanto che Antonio non ne abbia bisogno”.