Interviste

ESCLUSIVA – Rubinho: “Perin vorrà giocare, ma la competizione sarà salutare”

L’ex portiere della Juventus aggiunge: “Vincere è l’unica cosa che conta? Nell’anno di Sarri si era perso questo motto”

Partirei dalla strettissima attualità in casa Juve: il discorso portieri. È notizia di ieri che Perin, con ogni probabilità, resterà in bianconero. Tra i tifosi si è già scatenato il dibattito, perché molti ritengono che l’ex Genoa possa scalare le gerarchie e “dare dei problemi” a Szczesny. Lei come vede la situazione? 

“Io penso che avere due portieri così forti sia salutare. Chiaro, Mattia ha fatto degli anni importanti al Genoa, ha fatto delle belle stagioni e ha in testa di poter giocare e farà di tutto per raggiungere l’obiettivo. E Szczesny dovrà fare un po’ di più e giustificare il perché è il primo portiere. Io credo che, rispetto agli ultimi anni, questa sarà la stagione più in bilico per il primo e il secondo portiere della Juventus, perché Szczesny lo scorso anno non ha fatto benissimo come invece aveva fatto negli anni precedenti, mentre Mattia Perin viene da un anno importante. Però ripeto che questo non sarà un problema, è salutare: il livello delle prestazioni dei portieri migliorerà”. 

Passiamo al tema allenatore: l’Allegri bis è iniziato con grande entusiasmo da parte di tutti. Secondo lei può bastare il suo ritorno per considerare la Juventus nuovamente favorita per la conquista dello Scudetto? 

“A prescindere dagli allenatori, la Juventus nella sua storia è sempre partita come una delle squadre favorite per la vittoria del campionato. Chiaro che con mister Allegri – dopo tutti gli anni vincenti alla Juve, in cui ha vinto e giocato bene – l’entusiasmo e la consapevolezza di poter conquistare il campionato sono maggiori. Allegri è molto intelligente, sa sempre mettere la migliore formazione in campo: poi si sa, le partite di calcio vanno giocate e possono andare in qualsiasi modo. Io credo che ci siano tutti i presupposti per fare benissimo e puntare a vincere lo Scudetto”. 

Da un mister a un altro. Lei è stato allenato da Massimiliano Allegri, ma ha anche giocato con Andrea Pirlo. Cosa è mancato a quest’ultimo nella sua esperienza in bianconero e, conoscendolo, pensa che continuerà nella sua carriera da allenatore?  

“Non vivendo internamente la situazione, non so cosa sia mancato nel lavoro di Andrea. Io credo che Pirlo, anche da giocatore, si sia sempre dimostrato preparato: per tante volte è stato un allenatore in campo. Purtroppo a bordocampo poi le cose cambiano (sorride). Nonostante questo, io credo che lui abbia tutte le carte in regola per diventare un grandissimo allenatore e spero che possa continuare a fare questo lavoro ad alti livelli”. 

Tema centrocampo: viste le difficoltà di questo reparto negli ultimi anni, reputa che possa bastare l’eventuale arrivo di Locatelli? E pensa che, una volta recuperato fisicamente, il suo connazionale Arthur possa essere messo al centro del progetto Allegri?

“Dire che un solo giocatore possa cambiare tutto un reparto del campo è difficile. Però credo che potrà dare una grossa mano a migliorare la squadra. Su Arthur, purtroppo da quando è arrivato in Europa non ha mai espresso il calcio che lui ha giocato qui in Brasile e in Nazionale, non so se solo per problemi fisici o anche di adattamento. Spero che dopo questo intervento che ha subito possa migliorare e aiutare la squadra. La Juventus ha fatto un investimento non da poco su di lui, tutti aspettano che lui possa ripagare questo investimento con belle prestazioni”.

Come finirà, secondo lei, la vicenda Cristiano Ronaldo? 

“Quando si parla di Cristiano si parla di un mondo, non è solo un giocatore: come ha detto Sarri, si porta dietro un’azienda. Sinceramente non lo so come andrà a finire, perché da un giorno all’altro possono cambiare le cose e le prospettive: non escludo che possa rimanere e fare molto bene con Allegri. Quello che penso è che oggi, nel mondo del calcio, con tutte le problematiche legate al Covid, trovare una società con una certa qualità che possa pagare Ronaldo non è facile. Guarda il PSG: ha preso tre giocatori a parametro zero, e gli altri grandi club non è che si stanno rinforzando più di tanto. Con questa pandemia le società sono consapevoli che dovranno spendere meno”. 

Ultima domanda: 4 Scudetti, 2 Coppe Italia e 2 Supercoppe. Qual è il ricordo al quale è più legato e avendo vissuto la Juventus dall’interno l’ha stupita il fatto che, nel post Allegri, la società abbia dato la sensazione di essersi un po’ allontanata del motto “Vincere è l’unica cosa che conta”?

“Io penso che nell’anno di Sarri si sia un po’ perso questo motto. Negli anni di Conte e di Allegri questa frase era molto più presente: in un modo o nell’altro, nei prepartita, nella preparazione e negli allenamenti, questa frase veniva sempre fuori, e ci toccava in un modo che entravi in campo – anche se non giocavi – consapevole che dovevi uscire con la vittoria. Negli ultimi anni sembra che questo motto non abbia toccato fino in fondo chi era presente nello spogliatoio e in campo. Mi auguro e auguro alla Juventus e ai suoi tifosi che questo motto possa essere riacceso e portato avanti, già da quest’anno, con più cattiveria, sia in Italia che in Europa. Il mio ricordo più bello in bianconero? Ce ne sono tanti. Ricordo con emozione il primo Scudetto vinto, che per me arrivava dopo anni difficili a Palermo. Essere alla Juve, vincere lo Scudetto, essere circondato da giocatori così importanti, che mi hanno accolto con tanto affetto e rispetto, per me è stato uno dei momenti più belli. Chiaro, poi ce ne sono altri di ricordi, come la finale di Champions: sì, l’abbiamo persa, ma abbiamo giocato alla pari contro il Barcellona. Ce ne sono davvero tantissimi di ricordi, e sceglierne solo uno penso che non sia giusto”. 

Si ringrazia Rubinho per la disponibilità e la gentilezza. 

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Pubblicato da
Simone Nasso