Paulo Dybala, centravanti argentino della Juventus che al primo anno in bianconero ha già fatto meglio di tanti grandi del passato, ha rilasciato un’intervista a ‘Tuttosport’. La ‘Joya’, nonostante le tante voci di mercato, non ha alcuna intenzione di lasciare Torino, anzi spera di restarvi al lungo visto che le premesse sono state già ottime. “Una stagione straordinaria: per come abbiamo vinto lo scudetto, per come è successo tutto, per la gioia. E’ stato tutto come me lo aspettavo – ammette – , perché nei miei tre anni in Italia mi ero reso conto che non c’era una squadra così forte e vincente come la Juventus, non esiste uno stadio come il nostro che impaurisce gli avversari, non c’è niente di simile. Sapevo di arrivare in una delle squadre più forti del mondo e così è stato. Non mi sono mai pentito della mia scelta. Mai. Neppure nel momento più brutto quando avevamo dodici punti dall’Inter. Ero consapevole che avevamo cambiato molto, che molti di noi dovevano capire cos’era la Juventus, che molti meccanismi erano da sistemare. E soprattutto sapevo che tutto era ancora nelle nostre mani: bastava vincere le partite… e così è stato. E adesso è ancora più bello: l’idea di averlo vinto in questo modo rende tutto più entusiasmante. Mi ha ricordato l’Italia del 2006”.\r\n\r\nDa quando è alla Juventus, Dybala ha vissuto tanti momenti da incorniciare, tanto che sceglierne uno in particolare non è affatto facile: “Il momento più bello? Tanti, ma se devo dirne uno è stato il primo giorno in cui ho indossato la maglia della Juventus e ho realizzato di farne parte. E’ stata un’emozione forte. Quello più brutto? L’eliminazione dal Bayern Monaco. Brucia. Brucia da morire ancora adesso. Poi per me è stato ancora peggio: l’ho vissuta da lontano, a Torino, davanti alla televisione. E’ stata una serata terribile. Ho vissuto quegli ultimi terrificanti secondi malissimo. Ero logicamente convinto che ormai ce l’avremmo fatta. Fa malissimo, non me lo fate ricordare. Il momento più divertente della stagione? Tanti, perché abbiamo un sacco di mattacchioni nello spogliatoio a partire da Paul (Pogba, ndr) che è quello che fa più scherzi di tutti, ma anche il Tucu Pereyra e poi dipende dalla scherzo e dalla vittima”.\r\n\r\nTra campionato e coppe ha realizzato già 20 gol e ci sono ancora quattro partite ufficiali per incrementare il bottino. “Il gol più bello? Quello con il Sassuolo – dice senza indugi Paulo – . Perché quel tiro l’avevo provato, l’avevo studiato e volevo metterla proprio lì. Quello più difficile? Il rigore contro il Chievo. Eravamo sotto di un gol, non stavo giocando molto, ero al centro della critica ed era un momento difficile per la squadra. Il compagno più importante? Per me è stato Claudio (Marchiso, ndr), mi è stato vicino dal primo giorno. Il compagno più simpatico? Paul e il Tucu. Che sono quelli che mettono la musica. Il compagno più saggio? Buffon, Evra e gli altri “vecchi”. Hanno un modo più maturo di affrontare lo spogliatoio. Loro ci insegnano a scherzare nei momenti giusti e a lavorare quando c’è da lavorare. Ci spiegano la mentalità Juve, ci hanno aiutato, ci hanno spiegato come si lavora e che tipo di aria si respira qua. Ci sono state delle riunioni negli spogliatoi per questo, ma non vi dico altro: sono cose che rimangono lì”.\r\n\r\nQuanto al futuro, Dybala ha l’obiettivo di diventare uno dei migliori, in tutti i sensi, un esempio per le nuove generazioni che si avvicineranno al calcio: “Idoli attuali? Nessuno, ho dei punti di riferimento, per esempio i miei compagni di nazionale o della Juventus. Ma ora voglio essere me stesso e diventare a mia volta un idolo per i bambini. Il paragone con Messi non mi pesa, anzi mi gratifica. Ma per me è ora di iniziare a vincere qualche Pallone d’Oro: Leo, alla mia età, ne aveva già vinto uno… Pogba forte come Pelè e Maradona? Paul può diventarlo e glielo auguro. Ha delle qualità che sono incredibili e può davvero arrivare a essere il migliore”.\r\n
\r\nVent’anni con la stessa maglia come Del Piero e Buffon? Per Dybala sarebbe un onore: “Sì, me la immagino. La loro storia mi affascina: vent’anni con la stessa maglia diventi un monumento. Sono promesse che non si possono fare perché logicamente non dipende solo da me, ma sarebbe davvero bello per me ripetere quelle carriere, vincere quello che hanno vinto loro rimanendo sempre qui alla Juventus. Il 10 al posto del 21? Il 10 per ora è occupato e sinceramente spero proprio che rimanga occupato ancora per un bel po’. Poi se dovesse liberarsi a me piacerebbe molto, anche se il 21 mi affascina: qui alla Juventus lo hanno portato Zidane e Pirlo, non esattamente due qualsiasi. E’ un numero che ha una storia importante e me lo tengo volentieri. Pogba resta? Non ci ho pensato. E’ un problema di Paul. Se mi aspettavo una Juve così grande? Mi aspettavo una società molto organizzata, forse non così tanto. E’ pazzesco il numero di persone che lavorano per la squadra mettendoti nelle condizioni di pensare solo al calcio, persone che non appaiono in televisione ma rendono possibile le nostre vittorie. La vita “da juventino”? E’ cambiata radicalmente. E’ la squadra più amata, ha tifosi ovunque e sono davvero innamorati del club. Sono orgoglioso del loro affetto e di come mi hanno accolto. Lo Stadium? Da avversario fa paura. La prima volta con il Palermo è stata molto dura: è difficile concentrarsi con la gente così vicina e con quell’ambiente. Non esiste niente di simile in Italia, ti mette molta pressione. Oltre al fatto che se sei allo Stadium signifca che stai giocando contro la squadra più forte d’Italia e questo non ti aiuta (ride)”.\r\n
\r\nAl suo primo anno di Juve, Dybala ha anche dovuto fare i conti con gli anti-juventini, che sono tanti e le provano tutte pur di screditare le vittorie bianconere: “L’“anti-juventinismo”? L’ho percepito. Noto la rivalità, un po’ ovunque, soprattutto sui social network. L’Italia è divisa in due: la metà più uno sono tifosi della Juventus, l’altra metà la odia. Ma è normale: in Argentina è la stessa cosa con il Boca e il River. Finché rimane una rivalità sana mi va bene così. Se cambierei qualcosa nel regolamento del calcio? Non lo so… Forse servirebbe maggiore tutela per i giocatori di talento che spesso vengono picchiati un po’ troppo. […] Come ci siamo organizzati per le punizioni senza Pirlo? Con Andrea era meglio una punizione che un rigore… Comunque ora da destra le tiro io di sinistro, da sinistra devono litigare Paul, Hernanes e Bonucci (ride). Paul è molto migliorato: si allena una o due volte alla settimana”.