Lo hanno preso per fare la differenza, per vincere quelle partite che altrimenti non vinceresti mai. Lo hanno preso per non far rimpiangere Nedved, per raccogliere l’eredità di grandi ex numeri 10 come Platini, Baggio, Zidane. Lo hanno preso per eccitare la fantasia dei tifosi, per far tornare la Juventus la squadra più forte d’Italia. E lui, Diego Ribas da Cunha, si era messo d’impegno, si era messo di buzzo buono.\r\nNonostante una lunga serie di contrattempi fisici che ne avevano condizionato il precampionato, l’ex fantasista di Santos, Porto e Werder Brema si era presentato in smoking alla prima vera giornata di gala del campionato, Roma-Juventus del 30 agosto scorso; due gol da autentico fuoriclasse e tre punti fondamentali portati a casa. Sette giorni dopo, sempre all’Olimpico, questa volta contro la Lazio, un altro stop lo aveva costretto a tornare sul lettino dei fisioterapisti e a saltare l’esordio di Champions contro il Bordeaux e le sfide di campionato contro Livorno, Genoa e Bologna in campionato. Il rientro, arrivato in concomitanza con la pesante sconfitta di Palermo (la prima della gestione Ferrara) lo aveva fatto finire dritto dritto sul banco degli imputati dal quale è sceso senza però allontanarsi troppo.\r\nNon si è ancora ‘preso’ la Juve, è vero. Non si è ancora pienamente ambientato nel campionato italiano, è vero. Non è ancora riuscito a trovare una precisa collocazione in campo, è vero. E’ anche vero, però, che dati alla mano Diego, di punti, ne ha già portati tanti. Oltre ai tre contro la Roma di Spalletti, il brasiliano è stato decisivo nei nove conquistati contro Chievo (alla prima di campionato), Maccabi e Siena. Come? Su punizione, servendo assist perfetti a Iaquinta, Chiellini e Amauri. In attesa di mettere in moto la delicata muscolatura, per adesso il brasiliano riesce ad essere decisivo da fermo. C’è chi ci metterebbe un centinaio di firme…\r\n(Credits: Sportmediaset.it)