Diego Ribasa da Cunha: una stagione da dimenticare alle spalle con il Wolfsburg (era stato relegato in seconda squadra, nell’equivalente Lega Pro 2 italiana) e una nuova avventura all’Atletico Madrid inizita non di certo da protagonista (tanta panchina e tribuna). L’ex numero 28 della Juventus, è tornato a parlare della sua esperienza italiana dalle colonne della ‘Gazzetta’: “È stata un’esperienza breve ma piena di belle cose. In un club ricco di fascino con tifosi che mi hanno trattato benissimo”. Un’esperienza sportivamente da dimenticare, ma com’è andata prova a spiegarlo il diretto interessato: “Diciamo che non è andata. Sono mancate pazienza e personalità. Quando tu cominci un progetto nuovo, con tecnico, giocatori e sistema differenti, non puoi pretendere che tutto funzioni in 30 giorni. E non puoi nemmeno buttare via tutto dopo una, due partite storte. Devi sapere che ci proverai, ma che non è detto che riuscirai a vincere già nella prima stagione. Devi essere preparato ad aspettare, a dar tempo alla squadra di crescere e assimilare il nuovo concetto tattico. Giocavamo col rombo mentre la Juve era abituata a uno stile più diretto, non era così scontato che funzionasse subito”. Tacciato di avere poca personalità, Diego rispedisce le accuse al mittente, anzi la personalità è mancata “alla Juve. È inutile cercare colpe dei singoli. Vanno divise tra tutti: allenatore, presidente, società, io stesso, che per quel progetto ero uno importantissimo. È mancato qualcuno che di fronte alle prime difficoltà dicesse: “Tranquilli, continuiamo il nostro cammino, abbiamo bisogno di tempo”. Peccato, ma nessun rimpianto. La vita è così: offre delle opportunità che vanno sfruttate. Per questo io conservo bei ricordi”. Poi l’addio per 15,5 milioni di euro e il ritorno in Germania: “Sono arrivati un allenatore e un d.s. nuovi e io ero fuori dal loro progetto per due motivi: perché non volevano giocare con un trequartista e perché volevano una squadra composta da italiani, e io pur avendo il vostro passaporto resto brasiliano”. Ora, però, la Juventus ha trovato una nuova dimensione e le cose stanno andando bene: “Questo mi rallegra – conclude Diego – perché con me porterò sempre un pezzo di Juve, un club speciale. Però, come ai miei tempi, sarà fondamentale avere pazienza nei momenti difficili, che sicuramente arriveranno”.\r\n\r\n