“Arrivai da giocatore in una società in cui non c’era bisogno di parlare di vittorie, ambizioni e forza: le respiravi. Tutto era organizzato alla perfezione, non avevi alibi se fallivi”. Didier Deschamps racconta così a ‘Tuttosport’ il suo impatto con la Juventus. Era il 1994 e la Vecchia Signora veniva da un digiuno lungo quasi 10 anni. Si ricominciò a vincere grazie ad un’organizzazione societaria che non aveva eguali al mondo. Tutto l’opposto di quanto sta avvenendo ora… “La Juve ha bisogno di tre assi a stagioni, così può tornare grande. Va bene anche aggiungere giovani. Consiglierei ai bianconeri M’Villa e Hazard, certo potenzialmente sono pronti per il grande salto, poi bisognerà vedere quanto reggono le promesse”.\r\nNel 2006 il ritorno a Torino da allenatore subito dopo la farsa di Calciopoli e dopo una finale di Champions conquistata con il Monaco: “Accettai la panchina della Juventus senza sapere se avrei allenato in B o C e quanti punti di penalizzazione avremmo avuto: ero in debito per quanto ricevuto. Con la promozione mi misi in pari, poi con la società ci furono vedute diverse sul futuro e il mio procuratore non mi consiglio al meglio. Tornare ad allenare la Juve in futuro? chissà..”