Deschamps: “Del Piero è un bel problema per Ferrara”

DidierDeschamps1Da giocatore ha vinto tutto con la Francia e tutto in Italia. Ora che allena, era inevitabile che Didier Deschamps rimanesse coinvolto nella sfida tra Francia e Italia con cui riprenderà la Champions League. L’ha alzata due volte: una con il Marsiglia, la squadra che guida, e una con la Juventus, quella precedente. Ma l’ha sfiorata una terza da allenatore del Monaco finalista col Porto di Mourinho.\r\n\r\n\r\nVede squadre italiane o francesi attrezzate per vincerla?\r\n«Per le francesi non è un obiettivo reale.MaInter, Milan e Juve sono armate per andare fino in fondo».\r\n\r\n\r\nAll’andata finì pari: stavolta?\r\n«Lione e Bordeaux sono già qualificate, noi dobbiamo vincere a San Siro e non basta ancora. E’ la sfida più interessante, perché nemmeno il Milan è qualificato».\r\n\r\n\r\nCome si batte?\r\n«Il Milan è forte nel possesso palla. Rubarglielo è impensabile, quindi dobbiamo sfruttarlo bene quando è nostro».\r\n\r\n\r\nAll’andata fu letale Inzaghi, che è stato suo compagno.\r\n«Pippo è sempre Pippo, nonostante gli anni: vive per il gol. Ha avuto due occasioni e le ha messe dentro, anche se la prima un po’ in fuorigioco».\r\n\r\n\r\nRonaldinho è tornato quello di una volta o non lo è più?\r\n«Altro calcio, modulo e Paese. E’ difficile rapportare lo stile del Barcellona a squadre in cui c’è meno libertà. Ma lui sta bene,sa sempre saltare l’uomo e fare il passaggio decisivo».\r\n\r\n\r\nC’è un milanista che vorrebbe allenare? Chi teme di più?\r\n«Non uno in particolare, hanno tutti mentalità vincente. Pirlo è fondamentale in costruzione e Seedorf bravissimo fra le linee: sono due importanti nei meccanismi del Milan».\r\n\r\nE chi si sarebbe portato dietro dalla Juve?\r\n«Chiellini, perché è un lottatore. E’ il tipico difensore italiano: giocano tutti a zona, ma poi bisogna sempre marcare, e lui lo fa molto bene. Non avrà il piede troppo sensibile, ma non è il lancio di 40 metri che vuoi da un difensore. Chiedi sicurezza, e lui ne dà tanta».\r\n\r\n\r\nVoleva Trezeguet: oggi è il capocannoniere della Juve.\r\n«Col contratto che ha per noi era impossibile. David sembra arrogante, ma è la sua forza, perché è convinto di quel che può fare. Era già così a 20 anni, non ha mai avuto dubbi. E poi segna sempre: non gli servono 3-4 palloni, basta uno».\r\n\r\n\r\nDiego è l’uomo giusto per costruirgli una squadra intorno?\r\n«Bè, se prendi Diego è la cosa giusta da fare, anche se condiziona chi sta intorno. E’ un 10 alla Zidane, un organizzatore, ma col passaggio e il tiro che ha è più utile vicino all’area».\r\n\r\n\r\nMa può giocare con Del Piero, Camoranesi e una punta?\r\n«E’ quello che chiedevano a Ferrara quando ci siamo visti a Nyon. La gente vuole tutti i fenomeni in campo, ma lui deve pensare all’equilibrio. La mia risposta è no: o uno o l’altro».\r\n\r\n\r\nCome farà ora con Del Piero?\r\n[u]«Non lo so, è complicato, anche perché conoscendo Ale non so come prenderà certe scelte.Ho lottato un anno intero perché alla Juve si parla sempre di lui, ogni giorno, nel bene e nel male, e ora che non sono più il suo allenatore sono più tranquillo. Adesso è un problema di Ciro, che quando giocava era piuttosto vicino a Del Piero. Non lo invidio».[/u]\r\n\r\n\r\nE’ più difficile allenare giocatori che sono stati compagni?\r\n«E’ più difficile per chi è rimasto calciatore. Il tecnico fa delle scelte, quindi deve esserci una distanza.Ma chi gli è stato compagno fatica a capirlo».\r\n\r\n\r\nHa giocato con Ciro e Blanc: che tecnici sono?\r\n«Laurent è distaccato come quando giocava. Il lavoro quotidiano lo lascia al vice, a lui interessa l’analisi e la gestione della gara. Ferrara sta rendendosi conto di quanto è complicato stare dall’altra parte, soprattutto se devi gestire tanti campioni e hai l’obbligo del risultato».\r\n\r\n\r\nUn altro Blanc è diventato plenipotenziario alla Juve.\r\n«Vi pare strano uno straniero presidente della Juventus. Ma Elkann l’ha promosso perché ha avuto garanzie. E poi – ride -per vincere la Juve ha sempre avuto bisogno dei francesi».\r\n\r\n\r\nSarà l’anno buono?\r\n«E’ un po’ in ritardo in classifica, ma il potenziale c’è».\r\n\r\n\r\nChe ha pensato quandoRanieri è stato esonerato a due giornate dalla fine: déjà vu?\r\n«Storie diverse. Lì non c’erano i risultati, allora invece scelsi io di lasciare già in A. Anche se poi siamo andati via entrambi a due turni dal termine».\r\n\r\n\r\nTre tecnici in 3 anni: perché è così difficile allenare la Juve?\r\n«Perché devi vincere e c’è un’enorme esposizione».\r\n\r\n\r\nLei come allenatore è il primogenito di Lippi.\r\n«Ha seminato bene. Io, Ciro, Conte, lo stesso Blanc, eravamo portati dal ruolo a una visione\r\ncollettiva.Ma ci ha giovato passare dalla Juve, averne appreso la cultura».\r\n\r\n\r\nPerché tanti quarantenni sulla cresta dell’onda?\r\n«Perché è sempre più un mestiere per giovani. Il lavoro in campo è uguale, ma la gestione umana e il contorno sono cambiati: servono energie per lottare e sopravvivere».\r\n\r\n\r\nCapisce Lippi con Cassano?\r\n«Quando ci sono i convocati si parla sempre di più degli esclusi. Conosco Lippi e se non lo chiama è perché pensa che è meglio per il gruppo, anche se è un giocatore di talento».\r\n\r\n\r\nE Mourinho con Balotelli?\r\n«Sì. In Francia, dove ci sono più giovani emeno professionalità, è pure peggio. Ma è la società che è così: i giovani oggi hanno il potere della tecnologia e si sentono forti».\r\n(Credits: Gazzetta dello Sport)