“Ho coscienza che quello che è successo a Torino nella mia ultima partita in bianconero (Juve-Atalanta, 13 maggio) è uscito da tutte le regole del calcio”. Alessandro Del Piero rilascia un’intervista a cuore aperto al ‘Corriere della Sera’: non si può non partire dalla partita di addio al popolo bianconero. “Mi ha toccato nel profondo. Ho cercato di restare distaccato. So di aver fatto cose importanti, di aver realizzato i miei sogni. Se ti rendi conto della fortuna che hai, puoi goderti meglio le conquiste”, spiega ancora il ‘Pinturicchio’. L’aspetto che ha legato Del Piero alla Juventus, e che si porta dietro da bambino è la vittoria: “Quel pensiero è stato il motore, e il perno, della mia vita. Da bambino stavo male se perdevo a calciobalilla: non potevo fare a meno di misurare il mio valore con le vittorie. È qualcosa che ho dentro dal giorno in cui sono nato. Oggi mi rendo conto che l’ambiente che ho frequentato, cioè quello molto competitivo del calcio in Italia, mi ha condizionato. E vivere in Australia mi fa assaporare cose diverse. Però anche a Sydney la gente viene allo stadio per vedermi vincere e segnare…”, spiega ancora Alex.\r\n\r\nIn Australia, Del Piero ha portato con sé un bagaglio calcistico importante: quale l’allenatore che gli ha dato di più? “In realtà c’è Lippi, con cui ho avuto una storia di 7 anni. E poi gli altri, per periodi più brevi. Ho cercato di prendere il meglio di ciascuno”. Il compagno più forte? “Zidane e Baggio, due geni. In nazionale mi ha sempre impressionato Paolo Maldini”. Il gol più geniale? “Assist di Zidane in un Juve-Brescia al Delle Alpi: gran palla da centrocampo, di piatto, a tagliare la difesa. Mi trovai da solo davanti al portiere. Spettacolo”. L’amico vero? “Angelo Di Livio. Abbiamo una storia comune, cominciata a Padova e proseguita alla Juve. Mi ha vissuto da vicino come pochi altri. Non è vero che non c’è amicizia nel calcio, anche se gli amici del cuore sono quelli del paese”. Infine la persona più carismatica mai incontrata: “Quando arrivai a Torino, l’Avvocato mi colpì molto. Ero in soggezione: lui era davvero di un’altra categoria”.\r\n\r\nEppure un altro Agnelli, Andrea, ha messo fine alla sua storia con la Juve… “L’ho detto alla Gazzetta (indifferenza, ndr ) e non desidero altre polemiche. La verità? Sono felice di tutto quello che ho fatto, zero rimpianti. Le decisioni vanno anche rispettate. E poi conta il presente, non il passato. Cosa farò da grande? Ho sempre pensato che, una volta smesso, avrei preso le distanze dal calcio: sono quasi 40 anni che gioco… Però mi rendo conto che il legame con questo sport è viscerale. Non sono più disposto a giurare che non farò mai l’allenatore: magari qui a Sydney, dove tutto è così diverso”, la promessa di Alex.