Del Piero saluta la Juve “Sognavo un altro finale, ma farò il capitano fino alla fine”
A giugno le strade della Juventus e del pluridecorato capitano Alessandro Del Piero si divideranno. Prima o poi doveva accadere, certo, anche se in tanti si aspettavano un finale diverso. A partire dal diretto interessato: “Sognavo di chiudere la mia carriera qui. Ormai però le cose sono cambiate”, rivela Del Piero in una lunga intervista a ‘Vanity Fair’. “Agnelli mi ha sorpreso. Ma un capitano non deve mai dimenticare i suoi doveri e quello che rappresenta. Questa è stata la stagione più complicata della mia vita”, continua Alex.
Di sicuro, come rivela anche il suo nuovo libro, ‘Giochiamo ancora’, in commercio dal 24 aprile, Alessandro Del Piero continuerà a giocare a calcio, cioè quello che sognava di fare da piccolo: “Allora non ebbi il coraggio di scrivere: il calciatore. Mi vergognavo del mio sogno, perché non mi sembrava un lavoro vero. Dissi che sarei stato elettricista come mio padre Gino, oppure camionista, o cuoco. Oggi, a quella domanda, posso rispondere che le mie partite non sono finite […] Io non sono quello che pensano di me un allenatore o un presidente, io sono quello che dimostro di essere, sono quello che io stesso penso di me. Per primo saprò quando dovrò smettere, ma non ancora: la mia passione per il gioco è troppo viva”.
Crocevia della carriera di Del Piero, la morte del padre: “Ho il rammarico che non abbia conosciuto i miei figli, il dispiacere di non avergli detto “ti voglio bene” qualche volta di più. La sua morte è il dolore più grande della mia vita”. A confronto, lasciare la Juventus dopo 20 anni è nulla, ma pur sempre una delusione, per il finale soprattutto: “Era quello che sognavo. Questi vent’anni sono stati ricchi di emozioni, con momenti straordinari e a volte duri: ho provato il brivido di scrivere quasi tutti i record bianconeri. Ormai però le cose sono cambiate”. Nonostante le ultime prestazioni di una stagione ancora una volta esaltante: “La più complicata della mia vita, perché mi ha messo di fronte a una realtà che non avevo mai conosciuto: la realtà di chi gioca poco o niente. Nessuno pensa di meritare l’esclusione, e per quanto io abbia sempre pensato che se gioca un altro vuol dire che se lo merita, questo non significa rinunciare a lottare per conquistare quel posto. Agnelli? Mi ha sorpreso. Ma un capitano non deve mai dimenticare i suoi doveri e quello che rappresenta. La Juventus è impegnata al massimo per vincere campionato e Coppa Italia. Non abbiamo bisogno di polemiche, che del resto non hanno mai fatto parte della mia carriera. Dal 30 giugno sono senza contratto. Non so immaginare il mio futuro, è un cambiamento enorme e un po’ mi spaventa, perché sarebbe come andare via di casa una seconda volta. Ma lo vivo come i videogiochi che mi piacevano da ragazzino: un nuovo livello da superare”.
Infine un pensiero per Morosini: “Davanti a una morte così assurda provo un senso di sgomento: la storia personale di Piermario rende questa tragedia ancora più inaccettabile, ci fa riflettere su quanto relativi siano i problemi di tutti i giorni, e quali realtà di vera sofferenza ci circondino. Non lo conoscevo ma tutti lo ricordano come un giovane buono, capace di superare le difficoltà della vita anche attraverso il calcio. Lo sport che, per tutti noi che ne viviamo, dovrebbe essere sempre e solo gioia condivisa in campo”.