Del Piero si confessa a Tuttosport. Un’intervista esclusiva, fiume, sulla Juventus e su quello che rappresenta. Il numero dieci bianconero parla dei problemi attuali, della supersfida contro l’Inter, della Champions League e della mentalità Juventus. La sua condizione personale, ancora non al top, una tirata d’orecchi ai giovani calciatori e l’emozione delle grandi sfide. Perché contro l’Inter la Juve può trovare la soluzione alla crisi. Con una certezza: «La Juve, per me, è tutto».\r\n\r\nBuongiorno Del Piero, la Juventus sembra avere dei problemi ricorrenti: da tre anni a questa parte ci si trova ad affrontare una crisi, più o meno grave, e l’Inter scappa… Qual è la sua analisi?\r\n «Qualsiasi analisi deve partire dalla serie B. In quell’anno tragico alla Juventus è stato portato via tanto, non solo giocatori, ma tante altre cose. E non bisogna mai dimenticare che per arrivare al top servono tanti sacrifici, fare le scelte giuste, azzeccare tante decisioni: questo non è facile, soprattutto in una piazza come questa che ha una storia enorme alle spalle e deve avere ambizioni enormi. Attenzione però, tutto ciò non deve essere visto come un problema insormontabile o un peso insostenibile, piuttosto bisogna avere la capacità di capire che se si è stati scelti per essere qui alla Juve è perché lo si merita. A quel punto però ognuno deve fare di tutto, tutti i giorni, per continuare a meritarsi di lavorare in un posto magnifico come questo».\r\n\r\n Cosa è la Juve per lei?\r\n«La Juve è quasi metà della mia vita: 17 anni su 35, ma se contiamo il fatto che da piccolo tifavo Juventus e quindi come tutti i bambini pensavo di giocare nella mia squadra del cuore, forse la Juventus è più della metà della mia vita. Quindi le direi: tutto. Quelli che ho passato qua sono stati anni travolgenti, che forse valgono triplo rispetto a quelli passati in un’altra società»\r\n\r\nQuali sono i campioni che l’hanno fatta diventare juventino e calciatore?\r\n «Mio padre e mio fratello mi hanno fatto diventare della Juventus. La fede è stata rafforzata dalla squadra degli Anni 80: Zoff, Gentile, Cabrini, Furino, Brio, Scirea, Causio, Tardelli, Rossi, Platini, Boniek, ma anche Bettega, Tacconi, Laudrup… Sono cresciuto con quella Juve lì, quelli erano i miei miti. Poi con il tempo ho iniziato ad ammirare anche i campioni delle altre squadre che hanno condizionato la mia infanzia e la mia carriera di calciatore: Van Basten, Zico, Maradona che guardavo con ammirazione sfrenata. Ma quelli della Juve, in fondo al cuore, rimanevano sempre i migliori».\r\n\r\nLeggi l’intervista completa sull’edizione odierna di Tuttosport