Del Piero è di nuovo fermo, l’allenamento di ieri mattina a Vinovo è stato fatale al capitano che aveva riassaporato per qualche minuto il piacere di tornare in campo domenica pomeriggio contro il Bologna. Questa volta, a differenza di quanto è successo dopo l’infortunio dell’11 agosto a Villar Perosa, c’è una diagnosi e anche una previsione sui tempi di recupero nel comunicato della società: si tratta di una distrazione di 1°-2° grado al lungo-adduttore della coscia sinistra con una sosta dai 30 ai 40 giorni. Tra quattro o cinque giorni, Alex si sottoporrà a una nuova ecografia dal professor Faletti per stabilire con più esattezza la lesione muscolare. Tuttavia si può credere che Alex tornerà disponibile dopo la sosta di metà novembre, dunque Ferrara non potrà utilizzarlo nelle due partite di Champions League contro il Maccabi Haifa e probabilmente neppure a Bordeaux nel match forse più delicato per la qualificazione agli ottavi di finale.
Nel frattempo Del Piero salterà sei o sette partite di campionato: l’impressione è che voglia prendersi il tempo necessario per guarire bene, senza rischiare l’ennesima ricaduta. «Sono molto rammaricato per questo nuovo infortunio subìto nella stessa zona di quello precedente – ha dichiarato Alex sul proprio sito -. La delusione è grande perché la mia assenza dal campo continuerà per parecchie settimane ma la voglia di reagire a questo momento non positivo mi aiuterà a stare bene prima possibile, rispettando però i tempi necessari per una guarigione definitiva». L’ultima frase è la più sibillina. Quasi che Del Piero ritenesse di essere tornato a giocare prima di quanto sarebbe stato opportuno: scelta sua o pressioni della società? Inoltre c’è la conferma che, dopo la botta alla schiena nell’amichevole di Villar Perosa, il problema si era spostato alla coscia sinistra. «Un’infiammazione» aveva spiegato la Juventus, parca di dettagli, a differenza di questa volta.
In realtà la guarigione del capitano bianconero nell’ultimo mese e mezzo è stata nebulosa e contradditoria. Alex era in panchina a Roma contro i giallorossi ai primi di settembre, poi di nuovo un periodo di assenza giustificato dalle remore del giocatore che non si sentiva a posto. Sullo sfondo c’è anche la gestione della sua preparazione atletica. Nelle ultime quattro stagioni Del Piero non ha avuto infortuni e lo scorso anno saltò soltanto due allenamenti su 224, lavorando in grande autonomia con il proprio staff personale. Con il ritorno di Massimo Neri, il preparatore di fiducia di Capello, pare che la società abbia chiesto al capitano di seguire in parte i programmi comuni. Resta il fatto che fino a domenica Del Piero non aveva partecipato a partite ufficiali. Soltanto con il Bologna, Ferrara lo ha mandato in campo negli ultimi minuti, perché aiutasse la squadra a tenere palla più che per permettergli di raggiungere le 400 partite in serie A: non è stata un’esperienza positiva, il Bologna ha ottenuto il pareggio e sebbene Del Piero non abbia avuto alcuna parte nel mezzo flop bianconero è sorto il dubbio che sarebbe stato meglio tenerlo in panchina e inserire un tipo alla Poulsen per puntellare il centrocampo affaticato. Come ha detto Alex, «è un momento non positivo».
«Se un paio di settimane fa mi aveste chiesto se sono più arrabbiato per quello che mi sono perso con l’infortunio o se sono più felice perché sto recuperando la condizione avrei sicuramente puntato sulla rabbia. Adesso la situazione è cambiata», aveva confessato nell’Allianz Arena, alla vigilia del match con il Bayern, seguito dalla panchina. Non ha fatto a tempo a rallegrarsi che lo ha colto la nuova tegola: un cazzotto alla porta dello spogliatoio è stato il suo modo di sfogarsi dopo aver avvertito la fitta della ricaduta a una quindicina di minuti dal termine dell’allenamento. L’anno scorso questo fu per Del Piero uno dei periodi più belli della carriera, con i gol in Champions e in campionato e la «standing ovation» dei tifosi madrileni al Bernabeu. La situazione è molto diversa, ricorda il 2003 quando uno stiramento al polpaccio con la Roma lo costrinse a un lungo stop. «Spero di tornare in campo per il mio compleanno il 9 novembre», disse. Sono passati 6 anni e la speranza rimane la stessa. E la Juve dovrà reggere il periodo delicatissimo con un attaccante in meno: non uno qualunque.