Mattia De Sciglio, terzino della Juventus, ha rilasciato un’intervista ai francesi de L’Equipe e gli spunti interessanti non mancano. L’anno scorso in prestito al Lione, l’ex Milan ammette di aver imparato tanto da quella esperienza ed ha tracciato anche le differenze tra il calcio francese e quello italiano: “A Lione è stata veramente una vera esperienza di vita e una scelta che rifarei mille volte. Sono stato benissimo: ho imparato a giocare in un calcio più rapido, dove anche le piccole squadre si giocano le proprie chance, senza limitarsi a difendere. Oggi ho più fiducia nei miei mezzi – aggiunge – e sono anche tornato a divertirmi giocando. In Italia siamo sommersi ogni giorno dalla pressione dei media e dei tifosi. In Francia, una volta finita la partita, anche se è arrivata una sconfitta, si pensa a quello dopo senza esasperazione. Il calcio è vissuto più serenamente. Voglio lanciare un messaggio ai giocatori italiani: in tanti hanno paura di andare all’estero, ma è un peccato. Sono esperienze che ti arricchiscono tantissimo”.
Quest’anno il ritorno alla Juventus e ora sembra che ci sia anche la possibilità di rinnovare. Tanto merito è di Massimiliano Allegri: “È stato l’allenatore che mi ha fatto esordire in Serie A nel 2011. Lui è molto pragmatico: non è che non ami il bel calcio, ma cerca anzitutto la solidità, che è la cosa che lo ha contraddistinto nel suo primo ciclo alla Juve dal 2014 al 2019. Oggi è tornato, ma la squadra è diversa. Quest’anno siamo partiti male – ricorda – poi abbiamo fatto una serie di 17 partite senza perdere. Se non avessimo lasciato per strada tanti punti in maniera stupida, oggi saremmo ancora in corsa per lo scudetto. L’eliminazione in Champions col Villarreal è stata una grande delusione, ma non è vero che avevamo sottovalutato l’avversario. Ora i nostri obiettivi sono la Coppa Italia e la qualificazione in Champions”.
L’annosa questione dei giovani: davvero in Italia ci crediamo di meno che all’estero? Ecco la risposta di De Sciglio: “All’estero i giovani sono pronti prima di noi a giocare partite importanti. L’ho visto in Francia: lì i giovani sono coraggiosi, non hanno paura di provare un uno contro uno perché gli errori sono concessi. Un giovane italiano è invece lodato al primo match buono – ammonisce – per poi venire massacrato al primo errore. In questo modo, anziché riprendersi, si perde”.