De Santis: “Calciopoli inventata per punire solo qualcuno e far avvantaggiare altri”
Massimo De Santis, uno dei principali imputati del processo farsa di Calciopoli, assieme a Luciano Moggi, ha rilasciato un’intervista carica di rabbia a ‘Tuttosport’, anche alla luce delle ultime vicende che hanno disvelato la presenza di documenti dei carabinieri che attestavano la gravissima natura delle telefonate dei neroeazzurri, mai arrivati però ai PM di Napoli. “Nel corso del dibattimento del processo di Napoli tutto è crollato – ha spiegato De Santis – e si è sgretolato davanti alla verità che finalmente è stata cercata ed è saltata fuori. Tardi, purtroppo, per chi nel frattempo ha pagato, in tempo per poter almeno riscrivere la storia – ha spiegato De Santis dalle pagine di ‘Tuttosport’ -. C’è bisogno di un arbitro per dimostrare la frode sportiva, no? E allora pescano De Santis, che nel lontano 2000 aveva annullato il goal di Cannavaro nella famosa Juve-Parma, quindi agli occhi di tutti è filomoggiano e filojuventino. Dal Cin tira fuori la storia di un gruppo di arbitri romani vicini alla Gea e gli inquirenti dell’inchiesta di Napoli pescano Spinelli e Cellino che confermano la storia della combriccola e dei legami con la Gea. Era il tassello mancante, lo trovano e così mi ritrovo in mezzo a un incubo. Il problema è che quel tassello, poi, non è così resistente, visto che lo stesso Auricchio smonta in aula la teoria della combriccola romana, ricordando come fosse un’ipotesi investigativa che non ha trovato riscontro e spiegando che un’indagine può partire in un modo e finire in un altro”.
Secondo De Santis, poi, le vicende del processo Telecom sono strettamente legate alla farsa di Calciopoli: “Mi è capitato di incontrare Beatrice e Auricchio fuori dal tribunale. Ho detto loro: peccato, avevate l’occasione per condurre la più grande indagine sul mondo del calcio, ma la vostra volontà di colpire solo la figura di Moggi ha creato un gran pasticcio: perché non intercettare altri dirigenti e altri arbitri…? Nel calcio non è cambiato nulla, tranne che qualcuno è stato punito ingiustamente, altri ne hanno approfittato per avvantaggiarsi e oggi fanno il bello e il cattivo tempo. Io aspetto la sentenza di Napoli e cerco di riscrivere la storia. Nel frattempo rientro nel calcio, sarò il dg della Palestrina, Interregionale. Parto dal basso con umiltà e tanta voglia. E poi sto per diventare avvocato: un’eredità di Calciopoli che mi ha dato la voglia di lottare per una giustizia più giusta”.