Dopo Christian Vieri, anche l’ex arbitro Massimo De Santis ha chiesto 21 milioni di euro di danni (direttamente a Moratti) per lo spionaggio ‘selvaggio’ cui è stato sottoposto negli anni scorsi. “E’ vero, le motivazioni sono le stesse che hanno spinto Vieri a fare causa all’Inter. Devo anche dire che nei mesi scorsi i miei avvocati hanno provato a contattare l’Inter chiedendo un incontro in seguito a quanto era emerso durante il processo di Calciopoli e quello Telecom, ma fino a luglio non abbiamo ricevuto alcuna risposta. E dunque i miei legali si sono messi al lavoro formulando l’atto di citazione depositato nei giorni scorsi”, spiega De Santis in un’intervista concessa a Giulio Mola per ‘Quotidiano.net’. “Resta il fatto che il danno arrecatomi è incontrovertibile e pesantissimo – prosegue l’ex arbitro -. E a conferma di quel che sostengo ci sono testimonianze e sono usciti dossier. E l’unica cosa vera che è stata accertata è che sul mio conto c’era una ricca documentazione riguardante la vita privata mia e della mia famiglia. Un dossier commissionato dall’Inter e pagato dalla Pirelli. L’Inter non aveva alcun diritto di controllare la mia vita privata, ma invece ha voluto ascoltare il signor Nucini, di cui abbiamo visto tutti l’affidabilità, se è vero che andava all’Inter per elemosinare un posto di lavoro. Se l’Inter e Moratti avessero avuto dei dubbi, sarebbe stato più corretto e più logico rinunciare alla clausola compromissoria e rivolgersi alla magistratuta ordinaria. Ma così si sono comportati in modo illegale ed è giusto che ne rispondano in tribunale, anche perché da quelle cose dette da Nucini a Facchetti, dall’indagine degli 007 di Telecom, è partito il filo rosso agganciato a Napoli con calciopoli”.\r\nQuanto emerso al processo di Napoli ha riscritto praticamente Calciopoli… “Io so solo una cosa – puntualizza ancora De Santis –: ci sono state persone che hanno subìto danni incalcolabili mentre qualcuno si è preso il premio senza meritarlo. Quello che io ho visto a Napoli con il comportamento di Auricchio è assurdo. E gli chiedo ancora: perché ha condotto le indagini in quel modo? E perché poi, in pieno processo, in tanti si sono dileguati, chi per un motivo chi per un altro, lasciando tutto e tutti nel caos? Io dico solo che tutti si devono assumere le proprie responsabilità. Il problema non è telefonare a dirigenti o calciatori, ma cosa ci si dice. E comunque io contatti telefonici con Moggi non ne ho avuti e non ne sono stati trovati. E neppure telefonavo ad addetti agli arbitri per andare a cena con qualche dirigente importante (è evidente il riferimento a Collina che chiedeva a Meani di incontrare Galliani, ndr). Eppure mi sono trovato coinvolto in questa storiaccia, addirittura all’inizio con un capo d’imputazione pesantissimo, quello di associazione a delinquere. Ma scherziamo? Poi ho capito perché la Procura di Milano non mi ha mai dato il fascicolo della Bocassini sulla questione Nucini. Io ho fatto persino un esposto al Ministero di Grazia e Giustizia ma non è servito a nulla”. Ma cosa direbbe De Santis a Moratti oggi? “Una cosa sola: perché non mi ha detto in faccia quel che pensava di me? E’ venuto tante volte nello spogliatoio, prima o dopo le partite, avrebbe potuto dirmi tranquillamente che pensava che fossi al soldo della Juve. E invece no, anzi, sembrava che avesse stima di me… Cosa sarebbe successo se tutte le intercettazioni fossero uscite nel 2006? E’ proprio questo il problema: qualcuno ci deve spiegare perché non sono state tirate fuori prima. La verità è che c’era chi non voleva che uscissero. Ve lo ricordate Narducci? Fu lui a sostenere “piaccia o non piaccia non esistono intercettazioni sull’Inter”. I fatti hanno dimostrato il contrario. E pensare che lo stesso Narducci voleva mettere agli arresti me ed altri…Avremmo fatto cinque anni in carcere come Amanda, ingiustamente. A noi è andata meglio, ma lo sconforto resta…”, ha concluso l’ex arbitro.\r\n\r\n