Tecnicamente, la radiazione di Moggi, Giraudo e Mazzini ha una sua logica, per quanto meschina e non di meno aberrante. Per il semplice motivo che una giustizia, sia pur approssimativa come quella sportiva, difficilmente può smentire se stessa. In questo Paese è raro ammettere i propri errori e allora si fa di peggio, inasprendo i pasticci commessi con la complicità dell’istituzione calcistica che va in giro a questuare pareri solo per lavarsi le mani nel momento in cui avrebbe il dovere di assumersi una responsabilità. La sentenza della Disciplinare non è ingiusta solo perché arriva con 59 mesi di ritardo. Questo è un aspetto importante seppur formale. La sostanza riguarda il processo di Napoli da dove potrebbe giungere una decisione che dimostrerebbe quanto fosse sbagliato allora, ed ancora di più adesso, il pronunciamento giuridico sportivo. Come scrive l’amico Serenissima sul Blog di Tuttosport: «C’è voluto coraggio ad elaborare un dispositivo accusatorio senza tenere conto delle nuove prove emerse e avendo nel cassetto 170.000 telefonate mai sentite. C’è voluto coraggio nel dilatare una decisione per cinque anni. Come c’è voluto coraggio per assegnare uno scudetto a chi era arrivato a 15 punti di distacco, sulla presunzione di una purezza che, come è emerso, proprio non c’era».\r\n\r\nE allora, prudenza. Prudenza nell’inondare di certezze accusatorie titoli e articoli di giornali. Ma come, non siamo tutti garantisti? C’è ancora l’appello, preannunciato dai difensori, e poi l’eventuale approdo all’Alta Corte del Coni. Per non parlare di un ricorso alla Corte Europea dei diritti dell’Uomo. La strada è lunga, anche se, nel frattempo, si nota il sollievo, quasi la felicità (accompagnata anche da scarsa documentazione) con la quale si inneggia alla condanna del trio di “birbanti”. Aggiunta al compiacimento di elencarne, per due di loro, ruoli e compiti nella Juve. Società verso la quale si manifesta un feroce accanimento. Agli stessi che manifestano tanto “coraggio” ricordiamo che la Juve non ha mai chiesto indietro nessuno scudetto. La Juve ha solo e soltanto preteso giustizia e uguale trattamento giuridico per tutti. Ciò che conta, alla fine, saranno le sentenze definitive e su quelle si potrà/dovrà commentare per elaborare qualunque tipo di teoria. Sbilanciarsi adesso potrebbe riservare sorprese in futuro. Anche perché, parimenti, come sostiene un altro amico del blog, Il Camaleonte, si potrebbe ricordare ciò che disse Enzo Biagi su Calciopoli: ”Una sentenza pazzesca, e non perché il calcio sia un ambiente pulito. Una sentenza pazzesca perché costruita sul nulla, su intercettazioni difficilmente interpretabili e non proponibili in un procedimento degno di tal nome. Una sentenza pazzesca perché punisce chi era colpevole solo di vivere in un certo ambiente, il tutto condito da un processo che era una riedizione della Santa Inquisizione in chiave moderna”.\r\n\r\nNon sosteniamo questi ragionamenti per distrarre l’attenzione da altri argomenti che riguardano la Juve, ma solo per un vero senso di giustizia alquanto maltrattata in questo periodo in cui furoreggia la nuova inchiesta per lo scandalo scommesse. Ma scusate, non era stato ripulito lo sporco del calcio? Dove era allora e dove è oggi la federcalcio? E vogliamo parlare della giustizia sportiva? No, signori. C’è una marea di quesiti inevasi ai quali bisognerà dare risposte chiare e definitive. Quella della disciplinare, con tutto il rispetto, non ha queste caratteristiche. Se il calcio ha bisogno di fare pulizia la faccia davvero e in ogni luogo.\r\n\r\nDi Paolo De Paola – Direttore di Tuttosport