Dani Alves, terzino brasiliano della Juventus, ha rilasciato un’intervista al quotidiano spagnolo ABC. L’ex Barcellona racconta quale sia stato l’input che lo ha spinto a lasciare la catalogna e scegliere la Juve.
“Volevo uscire dalla mia “comfort zone” e competere ad alto livello con un club vincente e con una grande tradizione – spiega – Mi ritengo un vincente. E la Juve è una squadra vincente. La Juve è un’istituzione, che ha sempre da insegnarti qualcosa. Qua si lotta sempre per vincere. Sono felice qui, e ho tante nuove sfide in questa grande squadra”.
Da quando è sbarcato a Torino, però, complice anche un lungo infortunio, Dani Alves non ha reso per come la dirigenza e i tifosi si aspettavano. Attualmente, nelle gerarchie di Allegri il titolare è Lichtsteiner e a giugno prossimo non si esclude una possibile cessione in Cina.
“Mi piace se la gente mi vuole. Ma non resto dove non mi vogliono. Durante le mie ultime tre stagioni (al Barcellona, ndr) si parlava sempre di una mia possibile partenza, ma nessuno dei dirigenti è venuto a dirmelo in faccia. Hanno dimostrato di essere falsi e senza un briciolo di gratitudine. Non mi hanno dimostrato alcun rispetto. Sono venuti ad offrirmi il rinnovo solo dopo il blocco di mercato imposto dalla Fifa. A quel punto ho firmato il rinnovo, con la clausola per liberarmi gratis. Ma la dirigenza che c’è ora al Barcellona non ha alcuna idea di come trattare i propri calciatori”.
La Juventus lo ha ingaggiato prevalentemente per un motivo: la sua esperienza internazionale dovrà aiutare i bianconeri ad arrivare in fondo alla Champions League.
“Abbiamo una squadra che può arrivare fino in fondo – ammette – , su questo non ci sono dubbi. Però da queste parti sono molto superstiziosi, quindi meglio dirlo a bassa voce. Facciamo un passo alla volta. Ora c’è il Porto di Casillas, e dopo vediamo quello che succede”.