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(Di Giacomo Scutiero) Nell’estate più calda degli ultimi cinque lustri, il dottor ingegner cavalier di gran croce Jean Claude Blanc “Viendalmare” profetizza: nel 2011 il club tornerà ai livelli di competenza. Senza Moggi e gli arbitri, avrebbe aggiunto.\r\nNella disperazione generale, sono parole che interrompono qualche lacrima. E fanno abbozzare, ai più ottimisti, una specie di sorriso. Cinque anni. Quanto l’attesa per iscrivere il bimbo alle elementari; quanto dura il mandato del Governo, quando ne esistevano; quanto un ciclo di vittorie di un a grande società, eccezioni “oneste” a parte.\r\nPoco tempo, per chi il mese dopo avrebbe affrontato Ricchiuti a Rimini. Troppi, per l’ingenuo speranzoso di trattenere Ibrahimovic, al trotto di luglio con i compagni di sventura.\r\nIbra come Blanc. Firma col Milan e “vinceremo tutto”. Profezia fallita, ma c’è tempo. L’ex presidente, amministratore delegato, direttore generale e profeta, oggi, ha il solo incarico di “tedoforo” per lo Juventus Arena. O quel che sarà. Buon lavoro e ritorno in Francia.\r\nPer la previsione di Ibra il tempo è galantuomo, per Blanc meno. Ma aprendo gli occhi, non è solo miraggio l’orizzonte ampio metà anno: Andrea più tifoso che presidente;  consiglio di amministrazione non più allergico alla voce Juventus FC; proprietà che fa credito (con gli interessi); players un po’ top un po’ bass, ma players e non Martinez; stadio tirato (purtroppo) a lucido.\r\nCinque anni dopo Blanc, cinque anni di Blanc. Anche se “Viendalmare” lontano, Marrakech, capodanno 2005. Con Moggi in sella. Perché? Lo sanno lui, John, Antonio, Luciano, Luca Cordero, Silvio, Marco, Guido… Pochi.\r\nMa troppi, per non capirlo noi. Per non capirlo chi incassava il favore e ringraziava il mostro. Fino alla ghigliottina in piazza romana, quando l’eco fa “Lo sa pevamo tutti, ma aspettavamo le prove”. Appunto, ancora aspettano. Come la profezia. Cinque anni per essere come cinque anni fa: temuti e antipatici. Perché la ragione è dei fessi e la simpatia è dei perdenti. Con uno stadio-casa per 40000 amici, senza affitto né coinquilini dall’abito granata. Alla fine di settembre Jean Claude è un uomo libero, disoccupato con portafoglio. Magari avrà tempo per scrivere o rispondere al telefono, raccontare l’ultimo dell’anno marocchino. Perché conosce l’ambiente da sette anni, anche se lo vive da cinque. Perché fallire per incapacità e inadeguatezza somiglia molto a fallire perché Jaki-comandato.\r\nTra Giuda a lavoro e Giuda in famiglia? Io a casa non resto.

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Pubblicato da
Alberto Zamboni