Il nuovo decreto del governo che sostanzialmente isola la Lombardia e 14 province per l’emergenza coronavirus, ha inevitabilmente ripercussioni anche sul calcio. Ieri sera il presidente dell’Assocalciatori, Damiano Tommasi, ha chiesto l’immediato stop di tutti i campionati ed è in costante contatto con tutti i capitani dei club. Il presidente della Figc Gravina ha ammesso che in caso di un contagiato nel massimo campionato, lo stesso sarebbe a forte rischio chiusura anticipata. E purtroppo, per statistica, potrebbe esserci un caso di coronavirus in Serie A da un momento all’altro, poiché non sono solo da monitorare gli spostamenti dei giocatori, bensì anche quelli dei familiari.
Insomma, oggi il calcio riparte ma con lo spauracchio di rifermarsi e stavolta in via definitiva. In questo caso, contrariamente a quanto paventato da un articolo di Repubblica qualche giorno fa, lo scudetto non sarebbe assegnato in base alla classifica dell’ultima giornata completata. Non c’è una regola in questo senso, così come non c’era una regola che nel 2006 consentiva l’assegnazione dello scudetto all’Inter. Gli scudetti possono solo non essere assegnati.
A meno di una regola fatta in corsa nei prossimi giorni, dunque, se il campionato si fermasse, la classifica sarebbe effettivamente cristallizzata all’ultima giornata completa disputata, la 26a che si completerà oggi, ma senza assegnare il tricolore. I posti Champions ed Europa League (con tanto di premi economici) sarebbero comunque assegnati in base a questa graduatoria, così come le retrocessioni e le promozioni dalla Serie B. Insomma, classifica valevole e valida, tranne che per l’assegnazione dello scudetto. Che sia Lazio o Juventus, qualcuno rimarrebbe sicuramente scontento, ma in questo momento di emergenza nazionale è davvero il caso di litigare per un tricolore?