Continassa: la Juventus chiede al comune di Torino 2,7 milioni

La Juventus contro il comune di Torino per la bonifica della Continassa prima della realizzazione della nuova sede, chiesti indietro 2,7 milioni di euro

Continassa, la Juventus presenta il conto al comune di Torino. Il club bianconero chiede alla giunta Appendino la restituzione dei costi di bonifica sostenuti prima della realizzazione della nuova sede. Secondo quanto riferisce il Corriere della Sera, il club presieduto da Andrea Agnelli ha proposto ricorso al Tar tramite il quale chiede l’annullamento di alcuni provvedimenti amministrativi oltre che “il pagamento delle somme dovute e allo stato quantificate in euro 2.706.503, oltre a interessi e rivalutazione”.

Come aveva ammesso lo stesso comune di Torino nel 2013, durante i lavori di bonifica dell’area della Continassa, abbandonata al degrado per tanti anni e oggi divenuta una zona ricca della città, era emersa la presenza di quantità importanti di rifiuti da smaltire. Una quantità “non quantificabile al momento della consegna dell’area” e che ha richiesto l’approvazione di un’integrazione al progetto ambientale, rivedendo l’accordo tra comune e Juve “sui costi di smaltimento”. Siccome le opere di bonifica e demolizioni non potevano essere effettuati dal comune, si è fatta carico la Juventus, con l’amministrazione che aveva allora integrato il progetto con 895.000 euro “da sottrarre al residuo del corrispettivo del diritto di superficie ancora dovuto”.

La “juventina” Appendino contro la Juventus

La giunta guidata da Chiara Appendino, però, ha ritenuto di non dover ricompensare la Vecchia Signora per le maggiori somme spese per la bonifica (provvedimento numero 1817) e siccome le discussioni non hanno portato ad alcun accordo benevolo, la Juventus ha deciso di rivolgersi al Tar. Ai giudici amministrativi, il club di Agnelli chiede l’annullamento del provvedimento 1817 e il pagamento delle spese di bonifica che si avvicinano ai 3 milioni di euro. La seconda sezione del Tar ha mandato la causa in decisione al prossimo febbraio 2020, a meno che nel frattempo le parti non trovino un’intesa.