Collina: “Aiutiamo gli arbitri. Hanno solo gli occhi, mentre il pubblico la tecnologia”

«La televisione ha ucciso l’arbitraggio». Il tiro ad effetto di Michel Platini come sempre finisce all’incrocio. A Pierluigi Collina non resta che fischiare: palla al centro e si ricomincia a giocare. Anzi, no. Perché così è praticamente impossibile. La mano di Henry in Francia-Irlanda ha ribadito un concetto chiaro come la luce: la distanza siderale tra i giudici della partita (direttore di gara più gli assistenti) e gli spettatori. Il paradosso è evidente: chi dovrebbe garantire\r\nla regolarità dell’evento ha gli stessi strumenti di 40 anni fa, quando c’erano due o tre telecamere a riprendere la finale\r\ndel Mondiale. «Non esiste nessuno nelle nostre condizioni», sottolinea Collina allargando le braccia. Il designatore di A e B è in «vacanza» nella sua Viareggio. Giornate sempre piene: lettura dei giornali, un paio d’ore in palestra al Balena\r\n2K e poi tante telefonate. Unica distrazione: il tiramisù mangiato due volte tra l’ilarità delle figlie («ma papà, avevi detto che neppure lo assaggiavi»). Sosta di campionato, quasi tempo di bilanci. La frase di Platini, però, pesa come un macigno.\r\n\r\nE’ d’accordo Collina con il presidente Uefa?\r\n«Certo. Mi sembra evidente il problema: è come se a un dottore si chiedesse di operare con gli strumenti di una volta i\r\nlegamenti del ginocchio a un giocatore. Prima un infortunio così voleva dire carriera finita. Adesso dopo 5mesi si può tornare in campo. Ecco, avrebbe senso colpevolizzare quel dottore perché non è stato in grado di guarire il paziente come in un ospedale super tecnologico? Se anche l’arbitro avesse gli stessi strumenti di chi molto spesso lo critica, sarebbe diverso».\r\n\r\nSbaglio o sta parlando di moviola in campo?\r\n«Significa riportare le cose nella corretta dimensione: quella del campo e quella della televisione. Così non si può continuare: gli arbitri scendono sul terreno di gioco sapendo che la partita sarà vivisezionata per cercare gli errori da loro commessi. E i commenti negativi quasi certamente si sprecheranno. É giusto chieder loro di accettare tutto questo? Faccio una provocazione: a questo punto tanto vale utilizzare la tecnologia, altrimenti l’arbitro resterà l’unico a dover decidere con i suoi occhi mentre tutti gli altri valuteranno le sue scelte utilizzando strumenti sempre più perfetti. Il presidente Platini ha detto una cosa giusta, l’arbitraggio tradizionale è morto: occorre trovare una soluzione\r\nper ridurre il gap che oggi è enorme».\r\n\r\nCome gli arbitri di porta?\r\n«Premessa: è in corso una sperimentazione e quindi occorre aspettare prima di poter dare un giudizio. Detto questo, quelli che stanno prendendo parte al test danno giudizi positivi. C’è un maggiore controllo delle azioni nella parte del campo più importante. In particolare, in occasione delle palle inattive o in situazioni lontane, fuori dal controllo dell’arbitro. In ogni caso il problema di prima non sarà risolto: si potranno diminuire gli errori, molto probabilmente la mano di Henry non sarebbe rimasta impunita, ma il confronto con la tv sarà sempre perdente».\r\n\r\nSi dice che gli arbitri siano contrari alla moviola incampo perché così resteranno sempre i protagonisti.\r\n«Ma quando mai… Innanzitutto gli arbitri non hanno potere di decisione sulle regole, potere che spetta all’IFAB, dove non ci sono nostri rappresentanti. E poi provate a fare questa osservazione ad Hansson (l’arbitro di Francia-Irlanda,\r\nndr). Un direttore di gara si può rovinare la carriera per un errore. Dopo anni di sacrifici, un secondo cancella tutto. A\r\nvolte ci sono ripercussioni persino nel privato, con minacce e altro. E questo per non aver fischiato una episodio che la tv ha mostrato da 20 angolazioni diverse. Non ci sarebbe motivo per rifiutare».\r\n\r\nSi eviterebbero anche le solite polemiche settimanali… \r\n«Non aiutano certo a dirigere in modo sereno. Ma dagli arbitri che cosa si pretende di più? Studiano le squadre, le caratteristiche dei giocatori, si preparano atleticamente come loro, stanno attenti all’alimentazione.  Tutto per cercare di sbagliare il meno possibile. Ma siamo umani, non robot».\r\n\r\nNell’attesa, forse infinita, che l’IFAB, l’International Board, apra alle tecnologie, che cosa si può fare?\r\n«Sono anni che chiediamo la collaborazione di tutti, ma poi la musica cambia poco. Faccio notare una cosa: Benitez  perde una gara della Premier League per un gol chiaramente irregolare (deviazione di un palloncino in Sunderland-Liverpool, ndr). Non si nasconde dietro l’arbitro, ma se la prende con la sua squadra per la prestazione negativa. Ecco, in Italia accade quasi sempre il contrario».\r\n\r\nTraduciamo quel «quasi».\r\n«Ho apprezzato molto le dichiarazione di Allegri: ha evitato facili polemiche, accettando con serenità alcune decisioni che avevano penalizzato il Cagliari. Così come mi sono piaciute le scuse pubbliche di Mihajlovic a Pierpaoli. Non fa\r\npiacere a un arbitro sentirsi etichettato prima della gara comequello “che potrebbe favorire la Juve perché poco sperto».\r\n\r\nFischiare di meno in Italia lo ritiene ancora possibile? \r\n«Iniziamo dicendo che i falli vanno sanzionati. Tutti. Quello a cui facevo riferimento erano i contatti, che per tanto  tempo gli arbitri hanno fischiato. In Roma-Bologna da un contatto a centrocampo non fischiato è nato un gol. Baracani è stato bravo a lasciar correre. Si deve continuare su quella strada. Contatti anche in Juve-Inter? No, lì ci sono state due interpretazioni sbagliate in area: erano da rigore le trattenute su Samuel e Chiellini. Ma alzi la mano chi in diretta aveva visto il fallo di Cannavaro. Come vede, si ritorna sempre alla sfida impari che c’è tra tv e arbitri».\r\n(Intervista de La Gazzetta dello Sport)

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Pubblicato da
Alberto Zamboni