Ovviamente si invitano tutti i fratelli bianconeri a fare gli scongiuri del caso (sgrat sgrat!)…\r\n\r\nLa prima Juventus-Inter senza Cobolli Gigli in versione presidente: come si vive questa vigilia, privi della tensione presidenziale? «Con dentro l’adrenalina che dà la passione per la propria squadra: che, mi creda, è rimasta intatta e dunque è tanta».\r\n\r\nPossibilità di vederla allo stadio?\r\n«Nessuna. Non ci sono mai andato, non credo di andarci più. Ma ciò non nasconde alcun atteggiamento polemico, sia chiarissimo: io sono e resterò tifoso della Juventus, ma lo stadio non immagino possa restare un mio luogo di frequentazione. Parentesi della mia vita che si è chiusa, vado oltre».\r\n\r\nGiudizio secco sull’avversaria.\r\n«L’Inter è una portaerei. Ha valori assoluti che restano inarrivabili, ma che sono stati avvicinati e possono comunque esser messi in discussione. Però è indiscutibile che nell’ultimo decennio, gli investimenti abbiano contribuito ad allestire un organico di enorme spessore».\r\n\r\nQuasi invincibile, quindi?\r\n«Non dico ciò, però. E’ evidente che gli otto punti di vantaggio hanno dilatato le distanze e che, in caso di sconfitta, diventerebbe complicato poter continuare ad avere grandissime speranze di scudetto. Però, mai dire mai. Io ci credo».\r\n\r\nNella vittoria o nello scudetto?\r\n«Cominciamo con il vincere, poi si vedrà. I campionati si decidono nel girone di ritorno, quando – come dimostra la storia dei campionati – club che sembrano inarrivabili hanno dilapidato un patrimonio di punti quasi inestimabile».\r\n\r\nLa sua Juventus ha ricostruito – e velocemente, felicemente – dalle macerie di Calciopoli, ma quanto ancora resta da fare per restringere la forbice dall’Inter?\r\n«I Diego, i Felipe Melo, i Cannavaro, i Caceres sono serviti e tanto per ridimensionare il gap, ora c’è una struttura ch’è ulteriormente sviluppata. Serve lavoro quotidiano e pazienza, ma nel calcio spesso si va di fretta. L’Inter è un vascello poderoso, però dopodomani sera si può pensare di batterla».\r\n\r\nScelga il personaggio della serata.\r\n«Non vorrei che fosse Balotelli…».\r\n\r\nConcetto ampio, par di capire, con allusioni extracalcistiche.\r\n«C’è una tendenza crescente che è oggettiva, negli stadi. Però a me sembra che talvolta i corsi e gli sfottò rappresentino il frutto di una violenza verbale. Però il razzismo va tenuto d’occhio».\r\n\r\nTorniamo in campo, allora…\r\n«Protagonisti saranno i calciatori, come sempre. Io conto su Del Piero e Diego, il valore aggiunto che sinora non è stato espresso per una serie di accidenti che hanno contribuito a scindere la coppia. Abbiamo bisogno del loro estro e del loro talento».\r\n\r\nLeggi il resto dell’intervista sull’edizione del Corriere dello Sport-Stadio oggi in edicola