Giorgio Chiellini, difensore della Juventus ha parlato oggi a margine della serata ‘Randstad perfect team’ organizzata allo ‘Stadium’. Venerdì sera il difensore non sarà in campo contro il Sassuolo, comunque sia, dalla gara di andata contro i neroverdi ne è passata di acqua sotto i ponti e soprattutto la Juve ha migliorato e tanto la sua classifica:
“Se siamo riusciti a rimontare – racconta Chiellini – è perché siamo in una società dove la cultura della vittoria è tramandata di generazione in generazione e alla base c’è un gruppo d’italiani che, anno dopo anno, aiuta a mantenere vivi questi sentimenti. Con tutto il rispetto, si è visto nelle altre squadre. Senza un gruppo di italiani che trascina gli altri, è difficile. Anche se qualche eccezione, come gruppo di argentini, c’è stata. Nei primi anni di Conte eravamo al 70% italiani ed erano gli anni più belli, eravamo amici anche fuori dal campo. Ci trovavamo a cazzeggiare fuori e abbiamo creato un gruppo. Quest’anno per noi è stato difficile, cambiando 12 persone su 25. Ricreare un feeling con ragazzi giovani, stranieri e non le solite facce è stato difficile”.
Da Conte ad Allegri è cambiato tanto, ma la costanza fin qui sono i risultati. Ecco cosa ne pensa Chiellini, che da quando è alla Juve di allenatori ne ha visti tanti:
“Sono persone diverse. Ho avuto tanti allenatori, da Capello a Ranieri passando per Lippi. Tutti con il carattere forte. Per arrivare a gestire quel ruolo serve un carattere forte. C’è chi scherza di più e di meno, chi parla di più e parla meno. Chi fa il duro e punta sui fatti, ma la leadership è fondamentale. Senza nessun gruppo riesce a vincere e va alla deriva – continua – , l’anarchia non porta a nessun risultato”.
Da difensore, in questi anni Chiellini ha dovuto affrontare i più forti calciatori al mondo, da ciascuno di loro ha imparato qualcosa:
“La conoscenza dell’avversario è fondamentale, anche singolarmente. Ti permette di capire la maggioranza delle sue caratteristiche. Cristiano Ronaldo lo marchi cercando di non farlo rientrare sul destro, con Messi ti fai il segno della croce. Scherzi a parte, ogni persona ha una sua caratteristica e un’analisi psicologica da fare. Il segreto per il successo? Una vita felice e non sregolata aiuta. A 31 anni non faccio la vita che facevo a 23, ho altri interessi e necessità. Noi siamo fortunati ad avere una città e una società che aiuta a mantenere l’equilibrio. E’ molto importante avere un equilibrio negli alti e nei bassi, sia quando va tutto bene che quando attraversi momenti negativi”.
Infine, una battuta sulla Champions e sul confronto contro il Barcellona nella finale dello scorso anno:
“Si poteva vincere, le occasioni le abbiamo avute. Potevamo fare meglio, non abbiamo fatto la partita perfetta. Ma se capiterà un’altra occasione arriveremo pronti”.