Chiellini: “Giocherò un paio d’anni, poi non farò l’allenatore”
Giorgio Chiellini ha rilasciato una lunga intervista alla Gazzetta dello Sport tra presente e futuro: il capitano si vede bianconero a vita
Giorgio Chiellini non molla: nonostante il grave infortunio ai legamenti, il capitano della Juventus non ha alcuna intenzione di ritirarsi dal calcio. A 35 anni suonati, il difensore centrale ha ancora voglia di stupire e lo conferma in un’intervista rilasciata oggi alla Gazzetta dello Sport: «Quanto giocherò ancora? Un paio d’anni. Poi a me piacerebbe fare una carriera dirigenziale…». Insomma, arriverà a 37-38 anni Chiellini, poi entrerà con ogni probabilità nello staff societario di Agnelli, ma c’è anche la Figc a corteggiarlo. Ora rimane concentrato sul suo recupero, poiché vuole tornare in campo al più presto per dare una mano ai suoi compagni. «I tempi di recupero? Anno nuovo, sicuro. Febbraio, marzo… dipende. Quando si parla di un infortunio così serio – sottolinea – si fanno delle stime perché si va su una media di recupero fisiologica ».
Chiellini: “Dalla Juve non vai via, ti manda via…”
Di sicuro, da grande Chiellini non si vede da allenatore: «No. Mettere una squadra in campo e allenarla mezz’ora è bello, per tutti. Il distacco dal campo non è semplice, ma la vita di un allenatore non mi fa impazzire. Ormai non basta più un buon schema tattico, i tecnici devono essere sempre più psicologi e leader motivazionali».
Al termine della carriera non sarà facile per il capitano lasciare la Juventus: quello bianconero è più di un club per cui ha lavorato per tanti anni. «Per me è famiglia. […] Ti assicuro: si sente il sostegno in tutta la vita, anche quella fuori dal campo. Qui si lavora tanto, però non ti viene fatto mancare niente. Poi capisco che alcune persone abbiano voglia, dopo anni, di cambiare e andare da un’altra parte. Nel nostro ambiente si dice “alla Juve non vai via”. La Juve ti manda via. Questo vale forse meno per gli stranieri, ma per un italiano – insiste – lasciare la Juventus è qualcosa di veramente difficile. Perché ti entra dentro».
Da Allegri a Sarri secondo il capitano
Da Allegri a Sarri, Chiellini racconta cosa sia cambiato all’interno dello spogliatoio bianconero. «Il mister vive molto di numeri, schemi, Sarri va molto sul tecnico, sempre. È competente e dedicato. Poi cerca anche di stimolare, ma la parte preponderante è sempre un’analisi scientifica di tutto. Numeri, dati. Max più si avvicina la gara più tende a trasmettere pure sensazioni. Le basi te le ha già date, qualcosa ti dice su quelle due o tre situazioni, non ti dà tante informazioni numeriche ma cerca di stimolare un po’ più le altre cose. Non c’è un approccio migliore o peggiore. L’empatia che si deve creare fra l’allenatore e la squadra per mettere in pratica quello che vuole lui è la risorsa fondamentale. La cosa in comune tra Sarri e Allegri è che ambedue vogliono vincere. Il modo di arrivarci è diverso, ma non ne esiste uno migliore e uno peggiore. Secondo me la Juve vincerà se riuscirà a prendere il meglio di entrambi. Due grandi allenatori».
Infine, il capitano della Juventus si sofferma su tre singoli, ovvero i componenti del tridente dei sogni: Higuain, Ronaldo e Dybala. «Gonzalo? Sai qual è la cosa che ho pensato, conoscendolo bene? È raro trovare un numero 9 generoso. È chiaro, vive per il gol, però trovare un 9 così diverso da come lo avevo visto da avversario in campo è stato sorprendente. La persona Gonzalo mi ha sorpreso. Uno dei suoi difetti – ammette – è che si butta troppo giù quando le cose non vanno bene. Però noi siamo lì per tenerlo sempre vivo. Ronaldo come un ragazzino? Non potrà mai prendersela di lusso, per come è fatto. In certe partite lo vedi che è diverso dagli altri. Paulo è molto silenziosa, un ragazzo d’oro che abbiamo visto crescere con noi. Paulo è uno che non parla tanto, ma alla fine fa, e lo dimostra in campo. L’anno scorso è stata etichettata come una stagione brutta di Dybala. Ma dipende da cosa gli si chiede. Se Dybala gioca prima punta fa anche 20 gol, ma se Dybala fa il centrocampista segna 5 gol e non c’è niente di male […]».