Giorgio Chiellini festeggia 12 anni con la maglia della Juventus e il club bianconero gli sta tributando importanti onori. Il difensore toscano esordì il 15 ottobre del 2005, durante Juve-Messina e da allora per lui è stato un crescere di emozioni, come racconta in prima persona a JTV. Attualmente, Chiellini vanta 442 presenze con la Vecchia Signora, condite da 34 gol e tantissimi trofei, tra i quali manca praticamente solo la ‘maledetta’ Champions.
“C’era tantissima emozione: ero arrivato da due mesi ma – racconta Chiellini ricordando la notte dell’esordio – , come capita a tutti i giovani che arrivano alla Juventus, ci è voluto un po’ di tempo per entrare in una squadra di campioni, basti pensare che in quella partita ho sostituito un Pallone d’oro e quello che oggi è il nostro vice-Presidente, Pavel Nedved. Quando arrivi qui, sei catapultato in un’altra realtà ed all’inizio si fatica un po’, ma piano piano sono riuscito a conquistarmi il mio spazio”.
Il 6 maggio del 2012, dopo tanti anni di sofferenze, arrivò il primo scudetto: “Le emozioni che ho provato a Trieste – le parole riportate da Juventus.com – sono paragonabili soltanto alla vittoria che abbiamo lasciato a Berlino e Cardiff, perché quello Scudetto è arrivato dopo tanti anni di sofferenze, al termine di un’annata incredibile con una rincorsa sul Milan da imbattuti. Dopo tante difficoltà, quella è stata una rinascita: c’era una tensione incredibile in quella settimana e l’esplosione di gioia vissuta a Trieste è stata una delle più grandi che abbia mai vissuto”.
Chiellini ha messo a segno 34 gol con la Juve, ma quello siglato con la fascia di capitano al braccio il 20 maggio 2015 in finale di coppa Italia. “Quella fu una partita speciale, perché segnai e dedicai il gol a mia figlia, che sarebbe nata pochi mesi dopo. Fu la mia prima coppa alzata da Capitano e rappresenta un’emozione forte, il primo trofeo di un triennio di tre “doblete” consecutivi che ci ha fatto davvero sognare. Nel 2015 e nel 2017 – insiste – siamo stati ad un passo dalla storia, quando ci si ripensa resta sempre un po’ di delusione ma anche la consapevolezza di avere fatto qualcosa di straordinario”.