Salviamo il soldato Chiesa! Già, perché in una squadra amorfa, totalmente priva di motivazioni, con la pancia piena, svogliata e irriconoscibile, Federico Chiesa è l’unico (o quasi) che ha già dimostrato di meritarsi al 100% la gloriosa maglia bianconera. Appena giunto all’ombra della Mole, numerosi addetti ai lavori e parecchi tifosi storcevano il naso, come se l’ex Fiorentina provenisse dalla Longobarda di Oronzo Canà, come se fosse poco più di un rincalzo. Sì, perché (soprattutto) moltissimi giornalisti non lo consideravano un calciatore da Juve, lo ritenevano acerbo per giocare ad altissimi livelli, tutt’altro che pronto per indossare una casacca così pesante. Lui, però, ha smentito tutti a suon di prestazioni, calandosi nel mondo Juventus con una naturalezza disarmante, ambientandosi con un entusiasmo commovente, quasi come se fosse nato e cresciuto a Torino.
Molti, moltissimi, lamentavano l’investimento di 60 milioni per un profilo come il suo, come se non li valesse, come se fossero troppi per un calciatore «sopravvalutato», a detta di tantissimi sedicenti esperti in materia calcistica. Ebbene, Federico Chiesa ha risposto con i fatti, dimostrando a tutti il suo inestimabile valore. Per lui, destra e sinistra pari sono, non politicamente parlando, anche perché delle preferenze politiche del numero 22 bianconero interessa agli addetti ai lavori e al popolo juventino quanto la morte di una zanzara nelle campagne di San Donaci. Ma si tratta di collocazione tattica, poichè lui è perfettamente in grado di giocare da quarto di centrocampo in un 4-4-2 a destra o a sinistra, da esterno alto in un 4-3-3 su entrambe le corsie e, addirittura, da quinto nella terra di mezzo in un 3-5-2, pure in questo caso senza problemi, che si tratti della fascia destra o mancina. Però, ciò che più sorprende, anche nel derby pareggiato 2-2 contro il Torino, oltre (ovviamente) al gol, è quanto Federico Chiesa abbia impressionato per garra, voglia e determinazione nell’andare in pressione praticamente su tutti i portatori di palla avversari, mostrando un atteggiamento propositivo, un attaccamento ai colori bianconeri tipico della bandiera, del veterano, nonostante i suoi 23 anni, anche al novantesimo. Poi, come se non bastasse, ci sono le statistiche che parlano chiaro, a suo favore.
Come detto, l’impatto di Chiesa in bianconero è stato davvero devastante, frutto di gol, assist e prestazioni di assoluto livello: ventisei presenze in Serie A impreziosite da otto gol e otto assist, otto match disputati in Champions League arricchiti da quattro reti e da un assist, tre gare giocate in Coppa Italia in cui ha segnato un gol e confezionato un assist. Dunque, conti alla mano, tredici gol e dieci assist in totale (attualmente) in stagione. Questo lo score del figlio d’arte, con la Juventus, fino a questo momento. A vederlo scorrazzare sul manto erboso è una leccornìa per la vista, perché lui ha sposato la causa bianconera, indossa il completo della Juve come fosse la sua seconda pelle, si carica la squadra sulle spalle nei momenti di difficoltà, con carisma, personalità, attributi, furore agonistico, qualità e quantità, proprio come ha fatto anche nella stracittadina contro il Toro, gara in cui Madama ha offerto una prestazione tutt’altro che brillante.
Fra i nuovi acquisti (e non solo!), senza dubbio alcuno, è l’innesto che più ha inciso in una stagione a dir poco deludente per la Vecchia Signora. Lui è il fulgido esempio di ciò che rappresentano i colori bianconeri in termini di mentalità vincente, spirito d’abnegazione ed encomiabile professionalità. Che la Juve targata 2021-2022 riparta da questo ragazzo, che (ri)cominci da Federico Chiesa, un calciatore con ancora ampi margini di miglioramento, ma che ha già dimostrato, in tutto e per tutto, di sopportare il peso enorme di una maglia che tanti suoi attuali compagni di squadra, probabilmente, non meritano di vestire. Lunga vita, Fede! Lunga vita in bianconero. Con buona pace di chi ancora ha l’ardire di criticarlo, di coloro che sono uomini di poca fede o, peggio ancora, in malafede.