Federico Cherubini, vice direttore sportivo bianconero e direttore tecnico del settore giovanile, ha raccontato a Tuttosport la politica della Juventus con i giovani calciatori. Se c’è una cosa che i tifosi “rinfacciano” sempre all’attuale dirigenza bianconera, c’è proprio il fatto che ogni anno vengono acquistati diversi giovani che però non vedono mai la prima squadra. Attualmente, la Juve controlla qualcosa come 48 calciatori che sono stati dati in prestito in giro per l’Italia e l’Europa.
“Come ogni anno – spiega Cherubini – almeno 10-12 calciatori in prestito cambieranno maglia per vari motivi: l’adattamento alla piazza, problemi tecnici, il ridotto utilizzo o perché ci sono opportunità migliorative”.
I “maligni” sostengono che ci siano dietro solo giochi di plusvalenze, ma in realtà la Juventus crede molto nei giovani ed è per questo che vorrebbe monitorarli meglio tramite le “seconde squadre” che esistono ad esempio in Spagna e Olanda.
“Ci sono ragazzi che trovano la consacrazione in breve tempo come Audero – continua Cherubini – , invece Spinazzola è uno di quelli che hanno fatto un percorso più lungo e difficile. Bisogna avere pazienza di accompagnarli e aspettarli, altre volte rischi di perderli. Ecco perché noi invochiamo le seconde squadre, grazie alle quali si dimezzerebbe il numero dei prestiti e la maturazione dei ragazzi avverrebbe al nostro interno. Non solo. Si creerebbe una squadra competitiva con il valore aggiunto di fare un percorso veramente completo: se il Kean di turno fosse rimasto alla Juventus, avrebbe potuto allenarsi con la prima squadra, essere eventualmente a disposizione di Allegri, altrimenti giocare con la seconda squadra in B o in C. E addirittura nella Youth League. A quell’età è importante sfruttare il massimo dell’allenamento e ogni weekend giocare una partita competitiva. Ora Kean sta seguendo il suo percorso alla grande col Verona, ma se penso a tanti altri ragazzi…”.
In attesa delle seconde squadre, la Juventus ha creato corsie preferenziali con club italiani e stranieri che consentano ai propri talenti di giocare con più continuità.
“Lo Zulte Waregem in Belgio, il Den Bosch in Olanda, il Losanna in Svizzera, addirittura abbiamo un contatto diretto con la signora Swarovski, proprietaria del Wattens, club di serie B austriaca. Se nascesse un nuovo Van Nistelrooy? Penso che partiremmo in pole anche se sulla carta nulla vieterebbe al Den Bosch di venderlo altrove”, racconta ancora il direttore tecnico del settore giovanile Juve.
Quanto allo scouting, l’estate scorsa è andato via Ribalta, ma il lavoro prosegue sotto lo sguardo vigile del diesse Fabio Paratici.
“È un’area che fa capo a Paratici, che la segue con grande attenzione e tiene con noi riunioni settimanali. C’è un responsabile per l’Italia, Mattia Notari, e uno per l’estero, Matteo Tognozzi, che fanno capo al supervisore Pablo Longoria. In Italia abbiamo circa 20 osservatori, più tre figure specifiche all’estero. Per i ragazzi fino ai 14 anni, che possono essere presi solo nella regione del club, ci basiamo sulle Academy sul territorio. Dai 14 anni in su – puntualizza Cherubini – si possono tesserare ogni anno 10 ragazzi dalle altre regioni: li seguiamo nei club attraverso i nostri osservatori, che immettono le loro relazioni in un sistema informatico e Paratici le legge tutte. Poi mandiamo molta gente in giro, perché ci piace la sensazione dal vivo: l’osservatore, al di là della relazione informatica, deve telefonare ai responsabili e dire, ‘guardate che ho visto un ragazzo che mi ha colpito’”.
Infine, lo stretto rapporto tra la prima squadra di Allegri e la Primavera di Dal Canto:
“Da quando il rifacimento del campo Ale&Ricky ha consentito alla Primavera di giocare allo Juve Center c’è il vantaggio della contiguità e Allegri, Marotta, Paratici, Nedved assistono spesso alle partite. A volte lo fanno anche i giocatori della prima squadra – conclude – , che spesso vedono la Primavera in tv quando sono in ritiro”.