(Di Gaver) Ora certamente in tanti l’avevano previsto, era già in conto un ritorno in grande stile dei bianconeri nell’Europa che conta, prontissimi un po’ tutti come sempre a saltare sul carro dei vincitori.\r\nTutti lesti ad osannare i nostri giocatori, il collettivo, la tecnica, la tattica, lo spirito; sempre e comunque lesti a distogliere l’attenzione da frettolose e preventive considerazioni che volevano la Juve poco adatta a palcoscenici che contano e, se per caso fosse arrivato un buon risultato, sarebbe stato per demerito di un Chelsea sopravvalutato (?).\r\nPartendo da quest’ultima considerazione, invito i molti detrattori in stile prettamente italico a dare uno sguardo attento e competente(?) ai Blues, rinforzati, tra gli altri, da due talenti di primaria grandezza come Oscar e Hazard e inoltre con un Torres in più, presente finalmente dopo stagioni abuliche; sottolineo poi, dato abbastanza importante se vi va, che sono i campioni in carica, con buona pace delle radioline romane e milanesi che ci davano già per spacciati. Un piccolo appunto all’ex direttore del Corsport: non credo, come ha sentenziato, che Vidal e Marchisio siano due buoni giocatori e nulla più, tutto qui.\r\nIeri sera la Juve è tornata, se saprà rimanerci sarà il tempo a dirlo, ma da queste parti (testimone un articolo di ieri mattina) la fiducia era tanta, sia per la rosa più che buona, sia per la fame di vittorie, sia per la guida tecnica, ovvero due campioni del passato che sanno perfettamente cosa si respiri in serate come quelle. Basta scorrere la carriera di Conte&Carrera e troverete serate epiche nelle notti di Champions; la storiella della Juve cenerentola è una balla colossale poiché, una squadra di nazionali, tutti votati ad un calcio totale, non può aver timore di nulla, e ieri si è visto.\r\n\r\nLa partenza è stata doverosamente attendista, si giocava a Stamford Bridge, in casa dei campioni, ma dopo un quarto d’ora di scorazzate Inglesi senza però colossali palle gol, è la Juve ad avere sullo 0-0 due buone occasioni, con Marchisio e Vucinic. Il Chelsea sa reagire, sa essere padrona di casa, sa onorare il campo e il titolo di campione, ma in questo è aiutato dalla buona sorte, in quanto sono solo due perle da lontano (una deviata) di Oscar a dare il doppio vantaggio ai Londinesi.\r\nQui, forse, molte squadre si sarebbero sciolte come neve al sole, in tante non avrebbero reagito riuscendo ad imbarcare magari una manita, in tanti certo, ma non la Juve, non questa Juve, figlia legittima per filosofia di spirito della prima Juve di Marcello Lippi. E’ andata, due gol son passati, ma c’è ancora tutto il resto da fare, e la bravura dei nostri è prendere consapevolezza dei propri mezzi, sapere riconoscere a loro stessi che se c’è riuscito il Chelsea a far due gol allora “possiamo farcela anche noi”.\r\nI bianconeri iniziano a macinare gioco, a portare i propri giocatori più volte nell’area avversaria, pagando oltremodo l’assenza (purtroppo) di un vero punto di riferimento li davanti, ma questo non conta se il risultato è poi quello che si è visto. In alcuni tratti li abbiam costretti a difendersi da provinciale, costringendo i loro difensori a spazzare via la palla, abbiam dato lezione di fairplay con Gigi accovacciato e preoccupato su Ramires infortunato, si è fatto capire a chiare lettere che la Juve c’è, e che può restarci.\r\nIl resto è naturale epilogo della gara, un centrocampo mondiale come il nostro deve per forza, alla lunga, produrre un risultato, seppur con un Pirlo non in serata ispiratissima. Ma i due al suo fianco non temono ormai confronti, con chiunque, ed entrano di diritto tra i primi 10 interni al mondo.\r\n\r\nEd è proprio Arturo Vidal ad avviare la rimonta, un gran tiro, voluto, cercato, dando alla squadra quella scossa che serviva nel momento più difficile, scuotendo il Chelsea che ora non è più molto sicuro di sé; la ripresa fa vedere ancora quanto la Juve non abbia paura di quel palcoscenico, di come insegua il risultato, con ogni mezzo, nonostante Giovinco non punga più di tanto e lo stesso Vucinic a volte appaia abulico, ma la Juve continua a resistere, a pressare, ad insistere.\r\nLa difesa regge, e i due gol presi da lontano ne sono la testimonianza, nonostante qualche appunto a Bonucci vada fatto, ancora lontano mentalmente dal giocatore attento dello scorso anno, mentre i due al suo fianco appaiono in ripresa dopo i postumi dagli infortuni. Forse in futuro qualche speranza su Caceres o Marrone andrebbe riposta.\r\nLich sulla fascia, ieri più di Asamoah (comunque positivo), da profondità alle azioni e mette in dubbio la tenuta difensiva Blues e poi…e poi accade quel che non ti aspetti; entra dalla panchina, forse un po’ dimenticato, il grande protagonista di ieri sera. Ed accade cosi che Fabio Quagliarella sa essere freddo (non era per nulla facile) sul gol, a palla ferma e con Cech immobile, roba da fuoriclasse; ma potrebbe addirittura essere epico alcuni minuti dopo con quella traversa spizzata.\r\nMa va bene cosi, forse addirittura meglio, per non incorrere in una sbornia che ci avrebbe persino potuto procurare qualche contraccolpo di eccessiva fiducia; meglio che resti quella fame, quell’occhio di tigre visto in tanti ieri sera, meglio auspicare ad un cammino sempre in crescendo, tentando con ogni mezzo di non dilapidare quanto di bello fatto ieri sera a Stamford Bridge, in casa dei campioni d’Europa in carica.\r\nGià, perché come avevo anticipato ieri, serviva una notte da campioni, serbando la sicurezza che ne saremmo stati degni; e così è stato, con buona pace di coloro che oggi riescono persino a dirsi felici del nostro risultato, per la serie “non c’è mai limite all’indecenza” dico io, chiedendo almeno un po’ di coerenza.\r\nMa qui si guarda oltre, si guarda già al prossimo impegno con la massima attenzione, a quel che c’è da fare per andare sempre un gradino più su; già, perché mentre altrove ci si gasa per un buon risultato in amichevole e si eleggono a campioni dei bravi giovani, alla Juve la filosofia è differente, qui “vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”.