Caso ultrà, Andrea Agnelli, presidente della Juventus, è stato ascoltato per circa 40 minuti davanti al gap Giacomo Marson del Tribunale di Torino. Il processo Alto Piemonte sta cercando di fare luce sulle presunte infiltrazioni della malavita anche nella curva bianconera, ma nessun tesserato della Juventus risulta indagato. Come riferiscono gli avvocati di Rocco Dominello, uno dei principali imputati, il numero uno del club bianconero avrebbe detto quanto segue:
“Agnelli – sostengono i legali Ivano Chiesa e Domenico Putrino a ‘Tuttosport’ – ha spiegato di essersi incontrato 4-5 volte con Dominello insieme con altri capi ultrà per parlare dell’organizzazione del tifo. Ha escluso in maniera categorica che ci fossero state pressioni di qualsiasi tipo non solo su di lui, ma neppure riferite dai sui suoi collaboratori più stretti o dai sui 700 dipendenti di Juventus in merito alla distribuzione dei biglietti. Ha ammesso di aver visto Dominello anche da solo, con D’Angelo e poi due volte con Germani per 3-4 minuti al massimo, per via della consegna di un regalo natalizio”.
Inoltre, gli avvocati evidenziano come lo stesso Agnelli abbia dichiarato che alcune di queste riunioni alla presenza di Dominello si fossero tenute in Questura e nessuno mai abbia portato all’attenzione del presidente della Juve il fatto che lo stesso potesse essere vicino ad ambienti mafiosi. “Anzi, Agnelli ha precisato che Dominello, in quanto leader dei Drughi, veniva tenuto in una certa considerazione nel club perché aveva ottimi rapporti con Antonio Conte e il tecnico voleva che il tifo fosse il dodicesimo uomo in campo”, concludono.