Caso Pogba, il francese non positivo al testosterone: svelata la sostanza incriminata
Nella giornata di ieri, venerdì 6 ottobre, la Juventus è venuta a conoscenza dell’esito delle controanalisi richieste da Paul Pogba dopo che lo stesso giocatore era risultato positivo al testosterone dopo un controllo effettuato prima della gara contro l’Udinese. Il centrocampista bianconero ha visto tale positività nuovamente confermata dal risultato del riesame, ed ora avrà una settimana di tempo per presentare una memoria difensiva che sarà valutata durante il processo a cui dovrà sottoporsi.
La strategia di Pogba e dei suoi legali si baserà sull’assunzione senza dolo della sostanza in modo da ricevere uno sconto sulla squalifica. Nel mentre al calciatore è stato vietato l’accesso alle strutture d’allenamento del club e lo stipendio gli è stato drasticamente cambiato. Nonostante la confermata positività, la Juventus non prenderà nessuna decisione su Pogba fino a quando non verrà emessa la sentenza di primo grado. Poi in base all’entità della squalifica la dirigenza bianconera si confronterà con l’entourage del giocatore per muoversi d’intesa. La strada più probabile resta comunque quella della risoluzione consensuale. Opzione che consentirebbe alla Juventus di risparmiare una trentina di milioni. La Vecchia Signora sta inoltre valutando gli effetti negativi del Decreto Crescita. In caso di risoluzione prima dei due anni, il club dovrebbe restituire i soldi risparmiati sinora.
Caso Pogba, giocatore positivo al DHEA: ecco come influirà sul processo
Positivo al testosterone sintetico senza averlo mai assunto. È questo il clamoroso risvolto emerso dalle controanalisi delle urine di Paul Pogba. A riportarlo è il Corriere della Sera, che svela poi qual è la sostanza assunta dal centrocampista della Juventus. Ossia il DHEA, noto anche come deidroepiandrosterone. Più comunemente conosciuto come ormone della giovinezza.
Si tratta di un androgeno più potente e moderno del testosterone che l’Agenzia Mondiale Antidoping ha proibito da una decina di anni. Un risvolto interessante che permetterà al team legale del francese di avere un supporto più forte nel far passare la tesi dell’integratore contaminato davanti alla Procura Antidoping. Ciò potrebbe dunque implicare una riduzione della squalifica, a pochi mesi, alla quale Paul Pogba dovrà comunque andare incontro