Capello: “In Italia il calcio in mano agli ultrà”

fabio_capelloDuro botta e risposta tra il c.t. della nazionale inglese Fabio Capello e le massime istituzioni del calcio italiano, Abete e Petrucci, sul tema della civiltà negli stadi.\r\nCapello non le manda a dire e spara a zero sul calcio italiano, confrontandolo con quello spagnolo e alla Premier League: “In Italia purtroppo comandano gli ultrà. Fanno quello che vogliono, sono liberi di insultare tutto e tutti. In Spagna è molto diverso: le famiglie vanno allo stadio, c’è grande rispetto dell’avversario. Una volta, quand’ero a Madrid, un tifoso mi tirò una pallina di carta: fu subito allontanato dallo stadio. In Spagna gli stadi sono di proprietà e quindi si possono strutturare a discrezione della società.\r\nIn Inghilterra– prosegue Capello- gli stadi sono sempre pieni. C’è voglia di andare allo stadio perchè non succede mai niente di grave e gli steward svolgono alla perfezione il loro compito”. La chiosa dell’ex tecnico di Milan e Juventus è pungente: “Mi dispiace moltissimo per quello che sta accadendo in Italia. Il declino si farà sempre più netto se non verrà applicata la legge. Bisogna che le istituzioni e i club prendano una decisione affinchè la gente torni allo stadio: un luogo più sicuro e più accogliente.\r\nMa la replica alle dure parole di Capello da parte di Abete e Petrucci non si è fatta attendere: “Non è vero che in Italia comandano gli ultrà. Spesso si trasferisce un’immagine distorta del  nostro tifo, confondendo il comportamento di pochi con quelli di molti. I risultati -ha detto il presidente della Figcci mostrano che gli episodi violenti sono in calo, e la tessera del tifoso in questo senso è una grande opportunità per le società stesse. Chi ha problemi con la giustizia non è d’accordo? Pazienza”. Ancor più netta la risposta del numero uno del Coni, Gianni Petrucci, evidentemente seccato dalle dichiarazioni di Capello: “Non è vero che gli ultrà fanno quel che vogliono. Capello ha allenato in Italia e io sono un suo amico, ma non mi va che quando si è all’estero ci si esprima negativamente sul proprio paese. Queste parole non mi fanno felice e lasciano il tempo che trovano, e’ facile parlare dal di fuori.”