Lo scontro d’estate calcio-politica è servito. A gettare benzina sul fuoco ci pensa il ministro della Semplificazione, il leghista Roberto Calderoli che di fronte all’ipotesi di sciopero dei calciatori contro il contributo di solidarietà previsto dalla manovra aggiuntiva del governo dice che proporrà che «venga raddoppiata l’aliquota», definendo i calciatori una «casta di viziati».\r\n«Se dovessero continuare a minacciare scioperi o ritorsioni proporrò che, come ai politici, anche ai calciatori venga raddoppiata l’aliquota del contributo di solidarietà», dice Calderoli, che aggiunge: «I calciatori fanno i capricci: non so se sia giusto o meno il contributo di solidarietà, ma se c’è qualcuno che dovrebbe pagarlo sono proprio i calciatori, che rappresentano la casta dei viziati».\r\nIl consigliere dell’Assocalciatori Leo Grosso, respinge al mittente la definizione di «viziati» definendola una stupidaggine; mentre Gianni Rivera non si addentra nella polemica del ministro definendola «una delle tante cavolate che dice la Lega». E l’ad del Milan Adriano Galliani ribadisce che il contributo di solidarietà è cosa diversa dalla tassazione Irpef e va pagato dai calciatori. «Nella Lega di cavolate ne dicono tante – dichiara Rivera all’Ansa – Questa di Calderoli è una delle tante sciocchezze che dice la Lega. Stare a seguire quello che dicono è tempo perso». L’ex golden boy del calcio italiano non si sbilancia sulle polemiche sul contributo di solidarietà previsto dalla manovra aggiuntiva del governo. «Non si sa ancora quello che verrà fuori dal Parlamento – sottolinea l’ex numero 10 rossonero – parlare in anticipo non serve a nulla. In politica sono sempre le lobby più forti che vincono».\r\n«I calciatori una casta di viziati? Con tutto il rispetto per il ministro, sono stupidaggini», sottolinea Grosso. «È facile speculare sui giocatori e i loro stipendi, ma bisogna ricordare che per alcuni che guadagnano molto, tanti hanno introiti modesti e spesso non certi». Sulla questione di chi dovrà pagare il contributo di solidarietà, secondo il rappresentante dei giocatori non si sono dubbi. «Intanto dico che i calciatori sono lavoratori subordinati e devono rispettare le stesse regole. Se nel contratto c’è scritto che i compensi sono calcolati al netto, il contributo va pagato dalla società. Se invece sono calcolati al lordo, spetta al giocatore».\r\nIn disaccordo con Grosso, Galliani ribadisce che il contributo di solidarietà «non ha nulla a che fare con la tassazione Irpef e va pagato dai calciatori». L’ad del Milan è chiaro e sottolinea che «tutti i lavoratori devono contribuire a salvare il paese, anche i giocatori». «Il calciatore è un lavoratore dipendente a tempo determinato – ha aggiunto – non ha uno status diverso dagli altri. Si tratta di un contributo di solidarietà che riguarda tutti i lavoratori ed i calciatori non ne sono esclusi». Anche secondo Avvocaticalcio, l’organizzazione che associa i legali che lavorano nel mondo del calcio, presieduta da Claudio Pasqualin, «i calciatori dovranno pagare il contributo di solidarietà in ragione del proprio reddito. Nessun onere può essere imputato alle società». In una nota il vicepresidente di Avvocaticalcio Paolo Bordonaro sostiene che la normativa sul contributo di solidarietà varata dal Consiglio dei ministri, se approvata senza modifiche, debba essere applicata ai soggetti che operano nel mondo del calcio «con le stesse identiche prerogative e modalità applicate agli altri membri della società civile».\r\n\r\nCredits: La Stampa\r\nFracassi Enrico