“Quando vennero fuori le prime intercettazioni, pensai a una strana coincidenza: ogni volta che stavamo per vincere un titolo, balzava fuori qualcosa, l’anno prima c’era stato il video della flebo di Cannavaro – dichiara il numero uno di Corso Galileo Ferraris al ‘Corriere dello Sport’ – Poi, improvviso, è arrivato lo tsunami… La Juve ha pagato in maniera dura: se la società non avesse varato l’aumento di capitale e lavorato per tornare ai vertici, avrebbe potuto precipitare davvero in categorie minori. Adesso esigiamo parità di trattamento. La Juve è stata condannata per una serie di violazioni dell’articolo 1, la cui somma ha configurato violazione dell’articolo 6. Per l’Inter, invece, l’articolo 6 è stato tirato in ballo direttamente da Palazzi. Ricordo anche che l’annata sportiva 2005-2006 è immacolata, non c’erano più nemmeno Bergamo e Pairetto come designatori. Questo deve far riflettere, ci sono società e persone fisiche che hanno subito condanne: non si può far finta di nulla e dire ‘è stata giustizia sommaria, andiamo avanti’. Ci sono richieste danni per centinaia di milioni. Il 12 maggio 2006, il presidente Abete dettò una dichiarazione che torna d’attualità: ‘Considerati l’importanza e il rilievo che il calcio riveste nel nostro Paese anche sotto il profilo sociale, riteniamo positivo che si faccia di tutto per l’accertamento di quanto avvenuto, avendo come obiettivo prioritario quello di garantire il massimo livello di chiarezza e trasparenza. A livello politico, faccio fatica a confrontarmi in generale: ci sono le stesse persone, più o meno, e hanno il dovere di mettere a disposizione degli associati strumenti che garantiscano parità di trattamento. Non entro in personalismi: per me Rossi rappresentava la Federazione, ha agito in suo nome e per suo conto. Il tavolo della pace? E’ stata una giornata importante perché ha riunito persone direttamente coinvolte nel 2006, il capo dello sport e il presidente della Figc: ognuno è rimasto sulle proprie posizioni, ma il documento finale che era stato preparato riconosce, anche se non è stato sottoscritto da tutti, che ci fu giustizia sommaria. La vostra intervista conferma quanto emerso negli ultimi anni e rafforza la necessità di avere un quadro completo, capire cosa accadde ed entrare nel merito. L’inquirente racconta di telefonate che non c’erano, di altre tolte e di un diverbio: elementi che devono essere valutati da un giudice, non è plausibile che in un piccolo sistema di venti squadre ci sia tanta disparità di trattamento”.
\r\nIntanto, dopo Dondarini e Della Valle, è in arrivop una pioggi di ulteriori esposti nei confronti del ten. col. Auricchio. Il prossimo a muoversi (con Luciano Moggi che attenderà febbraio per leggere le motivazioni della sentenza di primo grado), sarà l’arbitro De Santis:\r\n
“La gravità di quanto riferito dal ‘pentito istituzionale’, le cui affermazioni sembrerebbero confermare le gravissime anomalie già emerse nel corso del dibattimento, rendono ancor più doverosa una mia iniziativa giudiziaria. Se dalle motivazioni dovesse emergere che l’omessa indicazione di alcune intercettazioni telefoniche tra De Santis e i designatori arbitrali abbia assunto rilievo ai fini del giudizio di colpevolezza, formalizzerò una dettagliata denuncia per falsa testimonianza nei confronti del colonnello Attilio Auricchio”, ha spiegato il legale dell’ex arbitro. Paolo Gallinelli.
\r\nHa commentato le parole dell’investigatore pentito anche l’avvocato Andrea Galasso, legale di Antonio Giraudo:\r\n
“Come tifoso rinnovo le parole che in tempi non sospetti ebbi a rilasciare a Tuttosport: la Juventus ha subito la più grave ingiustizia della storia sportiva – spiega a ‘ Tuttosport’ – Quale cultore del diritto e della legalità sono certo che la magistratura saprà difendere il suo indiscutibile prestigio facendo luce su indagini turbate da omissioni sospette e manipolazioni inquietanti che offendono la coscienza civile”.
\r\nNon poteva mancare la controreplica del Ten. Col. Auricchio, quello che si accompagnava in giro al Pm Narducci e al presidente della squadra neroeazzurra: \r\n
“Ho chiaramente letto le dichiarazioni apparse sul vostro giornale e mi sembra riguardino vicende che sono già emerse in fase dibattimentale e sulle quale ovviamente non ho nient’altro da aggiungere. Se non che vadano ritenute prive di fondamento. Mi permetta, niente da aggiungere. Cose già sentite in aula, in fase dibattimentale”.
\r\nA chiudere le nostalgiche dichiarazioni del Procuratore Capo di Napoli Lepore, quello che “siamo dovuti intervenire per raddrizzare il processo di Calciopoli”: \r\n
“Non credo affatto, altrimenti questa persona si sarebbe presentata direttamente ad un giudice e non avrebbe rilasciato dichiarazioni anonime ad un giornale. Se avesse avuto coraggio, avrebbe dovuto firmarsi con tanto di nome e cognome. Sapevo che la Juve era sotto inchiesta, ma anche che qualcuno voleva tirare in ballo altre squadre. Ad esempio, quando chiedevo lumi sull’Inter, perché sentivo lamentele sull’inesistenza di intercettazioni relative a questa squadra, i miei colleghi mi rispondevano sempre che non c’erano elementi a sostegno di quelle voci. Gli elementi a disposizione dell’inchiesta erano quelli e basta, mentre gli altri avevano poca consistenza dal punto di vista penale. Certo, se avessimo potuto portare avanti le indagini così come stavamo facendo… Ad un certo punto c’è stata una fuga di notizie, con tutte le intercettazioni pubblicate sull’allegato di un settimanale: in quel preciso istante la nostra inchiesta fu bruciata. La fuga di notizie avviene da persone estranee che hanno, però, interesse a bloccare le indagini. Non si tratta di persone al nostro interno, perché quando c’è un processo vengono coinvolti tanti altri soggetti non strettamente collegati al pool di magistrati. Ci sono cancellieri, commessi, uomini della polizia giudiziaria, poi c’è il passaggio dall’ufficio del Gip a quello successivo, per cui basta una piccola uscita di notizie e si brucia l’indagine. Il più delle volte si tratta di persone che temono che l’inchiesta possa arrivare fino a loro e fanno venire fuori le informazioni per bloccarla ed evitare un coinvolgimento diretto. Comunque, non basta una semplice telefonata oppure una semplice cena per muovere delle accuse penali. I miei colleghi hanno sempre detto che tutto ciò che non è stato giudicato, non poteva dare corso a nessun atto processuale. Tanto è vero che quegli elementi sono ben noti, perché li abbiamo messi a disposizione della giustizia sportiva”.
\r\nLe solite qualunquistiche conclusioni, che danno adito ancora a chi come Rosella Sensi, rivendica oltre a Moratti lo ‘scudetto degli onesti’:\r\n
“Da tifosa dico che lo Scudetto 2006 è della Roma. Lo sento mio. Spero anche che il ‘Tavolo’ convocato da Petrucci non sia stato un fallimento, anzi un tentativo più sereno di dialogo”.