Calciopoli, Moggi: Cassazione respinge ricorso radiazione, ora si va a Strasburgo
La Cassazione ha respinto nei giorni scorsi il ricorso di Luciano Moggi contro la radiazione inflittagli dalla giustizia sportiva italiana in merito ai fatti di Calciopoli. Ora, l’ex dg della Juventus, si rivolgerà alla Corte Europea dei diritti dell’uomo, suo obiettivo fin dall’inizio. Ovviamente, però, prima di arrivare a Strasburgo, Moggi doveva passare per tutti i gradi della giustizia italiana. Dopo il Tar, il Consiglio di Stato e la Cassazione, ora toccherà alla Corte di Strasburgo decidere se Moiggi aveva ragione o meno. Il professor Tedeschini, avvocato dell’ex dirigente bianconero è molto ottimista e attacca la Cassazione:\r\n
“Non si sono nemmeno presi la briga di leggere il fascicolo presentato insieme al ricorso, nel quale la vicenda era ampiamente ricostruita. Direi che è stata scelta la soluzione più comoda (che, casualmente, è anche la più gradita ai poteri forti dello Sport): quella di… non decidere sulla questione sollevata: quella della esistenza di una giurisdizione capace di tutelare i malcapitati dagli eccessi delle giurisdizioni domestiche. Per il resto, non voglio apparirle reticente, ma ho l’abitudine di esporre le mie critiche nelle sedi competenti e non attraverso interviste ai giornali: mi pare d’altronde che in questi giorni gli operatori di giustizia abbiano preso l’abitudine di parlar troppo fuori delle sedi istituzionali e io non posso, per un verso, censurare quelle abitudini e per altro verso accodarmi a chi preferisce usare i mezzi di comunicazione di massa, rispetto alle Corti di giustizia”.
\r\nPoi Tedeschini anticipa cosa scriverà nel ricorso alla Corte Europea dei diritti dell’uomo:\r\n
“Nel ricorso scriverò, innanzitutto, che le decisioni adottate nei confronti di Moggi – prima dal giudice sportivo e poi dal giudice amministrativo – sono viziate da numerose violazioni dell’articolo 6 della Convenzione: quello che riguarda il diritto ad un processo equo. Ma ricorderò pure che l’unica condizione paragonabile a quella in cui Moggi è stato posto rispetto agli appartenenti all’ordinamento sportivo consiste in quella del prete apostata che – secondo il Concordato fra Stato e Chiesa del 1929 – non poteva avere contatti con il pubblico. Quella norma fu superata, con l’accordo delle Parti, nel 1984 perché giudicata incostituzionale, oltreché contraria ai principi del Concilio Vaticano II. Moggi è invece tuttora in attesa di attenzione verso i propri diritti di libertà, almeno per poter tornare a parlare con chi pratica sport agonistici. Mi sembra però che quanto ora accaduto in Cassazione faccia bene il paio con la condanna a suo tempo irrogatagli, in sede penale, dal Tribunale di Napoli: lì – non riuscendo a condannare Moggi per una determinata fattispecie di reato – è stata… cambiata la fattispecie in corso di causa! È certo però che, se Strasburgo mi darà ragione, andrà a segnare non solo la sorte della giustizia sportiva, ma anche di un certo modo di fare giustizia”.
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