Calciopoli: le 10 domande a cui (forse) non avremo mai risposta

Dopo aver reso pubbliche le relazioni dei carabinieri che avevano evidenziato con tre baffi (gravità massima) le telefonate dei dirigenti neroeazzurri, ma che poi stranamente non sono state inserite nelle informative portate ai PM di Calciopoli, oggi ‘Tuttosport’ pone 10 quesiti che ancora non hanno trovato risposta in merito ai modi di conduzione delle indagini e dintorni. In attesa delle sentenze di Napoli e delle conseguenze che potrebbero avere in seno alla giustizia sportiva (vedi articolo 39 e revisione dei processi di cinque anni fa), potrebbe esserci il tempo, infatti, di scoprire altri misteri. Ecco quanto si chiede Guido Vaciago:\r\n\r\n1 Perché le intercettazioni che non riguardano Moggi sono scomparse dalle informative dell’indagine, nonostante i carabinieri che le ascoltarono le contrassegnarono come rilevanti o rilevantissime? Ormai è chiaro che ci fu una selezione, non è chiaro chi la fece: l’allora maggiore Auricchio che coordinava le indagini? I pm che ne erano a capo? Il pm Beatrice ha dichiarato che non era a conoscenza delle telefonate, Narducci non si è espresso, ma sono famose le sue parole in aula: “Piaccia o non piaccia non esistono telefonate di Moratti, Sensi o Campedelli. . . “.\r\n\r\n 2 Perché sono sparite tutte le telefonate dell’Inter? Eppure, riapparse a Napoli, sono state giudicate rilevanti dal punto di vista sportivo dal procuratore federale Palazzi che ha chiesto l’articolo 6. \r\n 3 Perché la selezione escluse anche le chiamate di Spinelli e Cellino? C’entra per caso il fatto che fossero importanti testimoni per l’accusa?\r\n\r\n 4 Perché non è stata mai prodotta l’intercettazione ambientale del famoso pranzo del 14 maggio alle porte di Firenze tra Diego Della Valle, Mencucci, Bergamo e Mazzini? E’ fondato il sospetto circolato che il contenuto non fosse coerente con la linea dell’accusa?\r\n\r\n 5 Perché non sono state intercettate le famigerate schede svizzere? In aula a Napoli un perito ha spiegato che era possibile chiedere e ottenere l’autorizzazione in 48 ore. Se dav­vero erano quelle le schede con cui Moggi comunicava con gli arbitri, perché non intercettarle?\r\n\r\n 6 Perché non si è perquisito il centro di Coverciano alla ricerca delle suddette schede svizzere? Se il problema era l’effettiva attribuzione agli arbitri, sarebbe bastato una perquisizione durante il settimanale ritiro degli arbitri per “coglierli sul fatto”.\r\n\r\n 7 Perché Borrelli, durante le indagini sportive del 2006, non dà seguito a ciò che Bergamo gli dice nell’interrogatorio dell’8 maggio: «La consuetudine di parlare della griglia ce l’avevo anche con altri dirigenti: Facchetti, Meani, Capello, Sacchi… ». Le altre telefonate si sarebbero potute scoprire già nell’estate 2006…\r\n\r\n 8 Perché Palazzi che prende il posto di Borrelli nel 2007 non dà seguito a ciò che Borrelli scrive nella sua relazione finale, ovvero di continuare a indagare perché la sensazione era di un malessere diffuso nel mondo del calcio. Se Palazzi avesse solo aperto un fascicolo come consigliato, ora gli addebiti all’Inter non sarebbero prescritti.\r\n\r\n 9 Perché nell’indagine sportiva nessuno fece una classifica per stabilire chi aveva goduto di più “squalifiche” nelle squadre avversarie (teoria delle ammonizioni preventive). Si sarebbe scoperto che in testa c’era l’Atalanta, seguita dal Brescia. E Inter e Juventus erano appaiate a pari merito (17 squalifiche) al quarto posto.\r\n\r\n 10 Perché nessuno nel processo sportivo considerò il fatto che con gli arbitri sodali alla cupola, a partire da De Santis, la Juventus aveva una media punti inferiore rispetto agli arbitri teoricamente “nemici”?